I giorni passano, ma Faenza è ancora sporca di fango. Anche chi vive nella parte pulita della città passa le giornate a spalare. E chi non spala lava. Lava panni, ricordi e ciò che chi ha perso tutto, preso dalla stanchezza, non ha più nemmeno la forza di provare a salvare. Poi però un sorriso di un passante, una pacca sulla spalla, gli occhi lucidi su un volto sporco di fango sembrano dare un respiro diverso in mezzo a questa polvere. E torna anche la voce a ricordarci che il silenzio non può certo sciogliere il fango. Per questo abbiamo voluto dare spazio alle parole di Marco Menni, titolare della Gelateria Ok in via Fratelli Rosselli. Ha la voce pronta di chi sa dare forza agli altri anche quando ne ha bisogno per sé. Gli chiediamo subito qual è la situazione della sua gelateria.
«Abbiamo avuto 80 centimetri di acqua interna – ci spiega – e quindi i danni grossi sono nel magazzino con i compressori. Qui avevamo le carte intestate, i sacchetti di carta, i nastri, tutte le fatture, la documentazione fiscale. I manuali e le ricette si recuperano, ma abbiamo perso tutto quello che avevamo nel magazzino e in particolare siamo preoccupati per le macchine. Aspetto per questo una verifica, per cercare di farle ripartire, attendo in questo momento il responso dei frigoristi che mi devono dare un riscontro. Siamo in un limbo di speranza».
“La fiducia nel domani viene dall’affetto delle persone”
Oltre al magazzino anche il furgone è fermo, ancora parcheggiato di fianco alla gelateria, da quel mercoledì 17 maggio. «Era tutto sommerso fino a metà – dice Marco – deve ancora valutare il meccanico. Lui dice che si recupera, ma al momento è fermo». Fa una piccola pausa e poi ci dice: «Ci siamo animati con volontari, persone e amici. Ci andiamo su dietro, come si dice, con la speranza di rimettere presto un cartello con la scritta: Si riapre». Questa speranza è alimentata dalla presenza degli altri. «La fiducia nel domani viene dall’affetto delle persone che ti sono vicine. L’aver riscoperto persone che non sentivi da tempo e che magari vengono ad aiutarti – dice Marco commosso -. L’abbraccio delle persone e il loro sorriso sulle labbra. Penso che senza di loro molti sarebbero ancora sommersi dal fango. Anche perché dopo subentra la consapevolezza di quel che è successo, arriva lo sconforto».
Questo perché non c’è solo il faticare e l’adoperarsi giorno per giorno. Ci sono anche le paure e le incertezze legate al futuro. «Le preoccupazioni più grandi sono legate al fatto che le persone in questa zona sono state particolarmente colpite dall’alluvione; io mi auguro che cerchino di riprendere a venire qui in gelateria, per una coccola dolce, ma so che sarà difficile ripartire».
Riaprire, tra dubbi e speranze: tutto il quartiere colpito dall’alluvione. “Senza lavoro, toppe incognite”
Ripartire è un verbo che riecheggia e rinnova il ricordo di una ripresa complicata in questi anni dopo la pandemia. «Noi avevamo rinnovato la gelateria proprio prima del covid e anche in quel caso avevamo un interrogativo sul futuro. Poi per fortuna è andata bene e la gente ci è stata vicina. Come allora, anche adesso dobbiamo rimboccarci le maniche, senza fare passi troppo lunghi». Cosa aspettarsi adesso è quindi un interrogativo importante. «Secondo me i tempi sono lunghi – dice con lucidità Marco -. L’entità dei danni è importante. Nell’immediato mi aspetto quello che stanno già proponendo adesso, ovvero il blocco delle bollette e dei mutui. Tutte cose però che saranno da pagare. Si sta ripresentando la situazione che si è verificata durante il covid. Bloccare significa solo posticipare il pagamento a un secondo momento. Se qualcuno rimane senza lavoro vive nell’incognita. Vorrei ripartire per andare in pensione al più presto anche perché dietro il mio bancone c’è il lavoro di una vita».
Proprio il lavoro di una vita si concentra nell’impegno instancabile di questi giorni in cui però a dare davvero forza è l’unione. «Non mi sono mai pianto addosso e so che c’è chi è anche più in difficoltà di me. Devo dire che la forza del volontariato è stata incredibile e non finirò mai di ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato. Poi credo si debba sempre cercare di vederla in positivo. Io che dell’acqua dentro non ne ho avuta tantissima penso alla mia vicina del Tabacchi e alle Ceramiche Lega che continuano a spalare fango e terra». E in questo senso di comunità si fa largo il sorriso. «La cosa bella è che siamo tutti con il sorriso. Questo è strano ma bellissimo. Anche girando per strada vedo che siamo tutti sorridenti. Da chi ha subito danni a chi aiuta». La strada della gelateria adesso è agibile, ma la polvere è ovunque. Restano nel fango quei momenti di paura e di buio, impossibili da dimenticare. Fuori dal fango invece si intravede una forza collettiva, che non lascia la presa. «Ce la faremo – conclude Marco mentre ci salutiamo -. Passerà anche questa, come diceva mia nonna. Passerà anche questa».
Letizia Di Deco