Cosa intendono i giovani del nostro tempo sentendo la parola vocazione? Che rapporto stabilire con le novità che ci esternano? Personalmente rintraccio in queste due domande forse già sentite, ma sicuramente mai banali, il motivo che ci ha spinto come Area Giovani e vocazioni diocesana a organizzare quattro sondaggi a tema vocazionale sulla nostra pagina Instagram. Un’iniziativa per la quale le aspettative di partecipazione dei quasi 1000 follower (e non solo) erano basse, dato l’argomento non così semplice né virale. Invece, ecco già la prima sorpresa: sono tante le risposte arrivate ai sondaggi, molte di più di quante ne sarebbero arrivate se tali domande fossero state poste magari in un incontro dallo svolgimento più tradizionale. «Segno dei tempi», potrebbe dire qualche “profeta di sventura” di roncalliana memoria: o forse «segno della necessità» di un adeguamento della comunicazione con le generazioni più giovani su cui la Chiesa deve interrogarsi e, conseguentemente, trovare adeguate risposte.

Mettersi in reciproco ascolto è il primo e più importante stile pastorale: conoscersi, creare relazioni, dialogare anche attraverso i social può aiutare qualcuno a superare timidezze o diffidenze e, soprattutto, aiuta a condividere idee, progetti, criticità, risorse, nel rispetto del pensiero di ciascuno. Troppo spesso siamo abituati agli scontri verbali, ai dissing (come dice la generazione Z), dove manca un vero contraddittorio. Dialogare, invece, significa fare un pezzo di strada insieme… è sinodalità!

E con l’iniziativa dei sondaggi i giovani hanno mostrato di essere pronti a interrogarsi, a mettersi in discussione, a essere sostenuti e accompagnati dalla Chiesa su un tema cruciale come quello della vocazione. Alla prima domanda, ovvero Cos’è per te la vocazione?, la maggioranza degli utenti ha risposto «cercare la mia strada», quella strada che è meglio percorrere insieme e non da soli, attendendo un incontro significativo ma, frattanto, anche preparandosi a saltare sul treno giusto che passa. Il sentimento che emerge essere più presente in questa ricerca è «un misto fra eccitazione e paura», come si evince dal secondo sondaggio, ma non manca anche una quota più piccola di utenti che risponde «pace», quotidianamente costruita con parole, fatti, scelte e gesti che vivono alla luce del Vangelo e della fede. Quella fede, oggetto del terzo passaggio, che viene vista quasi equamente sia come un «invito a una festa» da parte di Gesù sia come «un vestito che non credevo mi stesse così bene», curiosa similitudine molto attuale.

Al momento della stesura di questo articolo non sono ancora disponibili i risultati della quarta e ultima domanda, ovvero Come ti appaiono le proposte di Dio?, probabilmente la più complessa fra tutte. Ciò che non cambia è comunque il passo successivo che si rende necessario a questo mese di sondaggi, ovvero il discernimento che dovrà compiere il nostro Ufficio alla luce di quanto emerso per ringraziare anche chi ha investito testa, cuore e un po’ di tempo in questa iniziativa. Discernere significa saper valutare bisogni, urgenze e modalità operative della nostra Chiesa e il contributo di ciascuno è fondamentale per costruirla e renderla viva. Anche su Instagram @gv.faenzamodigliana.

Mattia Brienza