Le discussioni sul programmato abbattimento dell’orsa JJ4, responsabile della morte di un giovane della cittadina di Caldes, in Trentino, viene presentata come uno scontro fra il partito dell’uomo e il partito della natura.
Gli orsi di cui stanno parlando tutti i giornali sono stati inseriti nell’ambiente con un programma di ripopolamento iniziato nel 1999 che si chiama Life Ursus. Non ci sono arrivati per espansione spontanea dell’area della popolazione degli animali, come per esempio sta succedendo in Friuli, che da qualche anno conosce un’immigrazione di orsi sloveni sul suo territorio. Anche gli orsi trentini sono in realtà sloveni, ma non si sono trasferiti in Italia di loro volontà: ce li ha portati la provincia autonoma di Trento con un piano finanziato dall’Unione Europea.
Quando si trasferisce fauna originaria di un luogo diverso da quello in cui la si colloca, è facile che qualcosa vada storto.
Gli orsi sloveni, abituati a un territorio poco popolato, si sono ritrovati in un ambiente certamente propizio alla loro proliferazione, ma abitato da esseri umani, numerosi soprattutto in certe stagioni dell’anno, che hanno abitudini per nulla favorevoli alla convivenza con gli orsi, come correre nei boschi, andare a spasso con i cani, praticare il turismo alpestre: tutti comportamenti che facilmente sono interpretati come “provocazioni” da parte di un carnivoro predatore.
Comportamenti che possiamo considerare diversi da quelli delle popolazioni alpine del passato, più abituate alla presenza dell’orso, ma anche pronte a sterminarli per difendere le loro povere coltivazioni e i loro pochi capi di bestiame, che garantivano loro la sopravvivenza. Era una lotta fra due specie che vivevano entrambe in condizioni difficili.
Oggi ci sarebbero le condizioni ideali per una convivenza fra uomini e orsi: l’economia e gli enti pubblici sono sufficientemente sviluppati da garantire il rimborso dei danni provocati al patrimonio degli uomini, esistono i mezzi di informazione per istruire la popolazione sui comportamenti corretti e sulla gestione di situazioni critiche.
Eliminando una bestia feroce che ha causato una vittima, l’essere umano si comporta in maniera assolutamente naturale: protegge la propria incolumità come specie e come singolo individuo. Non possiamo trasformare l’animale in un essere umano, in quanto tale soggetto di diritti, il principale dei quali è l’inalienabile diritto alla vita.
Gli animali non hanno diritti come singoli individui perché non sono soggetti morali come gli esseri umani, cioè in grado di distinguere il bene dal male e di scegliere fra i due. Se fossero soggetti morali, avrebbero non solo diritti ma anche doveri. Doveri gli animali non ne hanno, perciò è improbabile che abbiano anche diritti.
Nei loro confronti l’uomo ha il dovere di non essere crudele – cioè di non infliggere sofferenze immotivate o superflue ad esseri consapevoli – e di non estinguere intenzionalmente le varie specie.
L’uomo ha il dovere di riconoscere l’alterità della natura, dalla quale lui stesso proviene e senza la quale non esisterebbe, e quindi non ha il diritto di eliminare l’una o l’altra specie per intero. Ma proprio perché è anche parte del regno animale e della sua catena alimentare, ha il diritto di uccidere gli animali per le sue proprie necessità (alimentazione, incolumità, riti, ecc.), dentro ai limiti di un soggetto morale.
Come molti altri programmi di ripopolamento di animali selvatici nel mondo, Life Ursus prevede l’eventualità della rimozione degli individui che si sono dimostrati pericolosi, e anche il loro abbattimento a protezione della pubblica incolumità.
Certo, abbiamo letto di statistiche (fonte: Associazione Vittime della Caccia) che affermano che dal 1999 una persona è stata uccisa dagli orsi e dal 2007 354 persone sono state uccise dai cacciatori.
Una riflessione che possiamo fare da questo episodio è che la natura usa le sue regole per svilupparsi (senza un meteorite di 60 milioni di anni fa, la terra e i mammiferi oggi sarebbero tutt’altro): a noi tocca il compito di rendere il nostro pianeta un posto più ospitale per tutti, sapendo che ci sono delle regole fondamentali che non possono essere piegate alle ideologie.
Tiziano Conti