“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, mi viene voglia di andare a porgere loro un saluto pieno di riconoscenza”. L’11 aprile 1901 nasceva Adriano Olivetti, tra i protagonisti assoluti della storia dell’azienda di Ivrea.

Nel 1962, Adriano è scomparso da due anni e la successione dell’azienda è affidata a suo figlio Roberto. C’è però un ingegnere, di nome Pier Giorgio Perotto, che ha un’idea geniale, degna del grande Adriano: costruire una macchina per elaborare dati, che offrisse autonomia funzionale e con dimensioni ridotte per stare in ogni ufficio, programmabile, dotata di memoria, flessibile e semplice da usare. Perotto crea un team di giovani ingegneri: Giovanni De Sandre, Gastone Garziera, Giancarlo Toppi che lavora su questo progetto “impossibile” per l’epoca, considerando che sino ad allora i computer erano grandi come stanze ed utilizzabili solo da esperti programmatori.

Dopo un anno dal lancio del progetto, il team riesce a sviluppare un primo rudimentale prototipo, chiamato “Perottina” ma purtroppo l’azienda Olivetti, sprofonda in una crisi finanziaria profondissima, entrano nuovi soci e non capendo le potenzialità enormi che aveva il reparto Elettronico dell’azienda, lo svendono all’americana General Electric, con tutti i brevetti. Perotto però riesce a sottrarre il suo gruppo al trasferimento e prosegue nel suo progetto visionario, facendo progettare il design della macchina a Mario Bellini, progettista italiano di grido.

1965, New York. Il prototipo definitivo della Programma 101, questo il nome, è finalmente pronto e in occasione del Bema (Salone delle macchine per l’automazione dell’ufficio) la fiera più importante dell’epoca, viene presentata al grande pubblico. Il primo personal computer ebbe un successo pazzesco: tutti si chiedevano dove fosse il cavo che collegasse quella bellissima macchina ad un “vero computer”, nessuno poteva credere che era quello il computer stesso. Il costo passò da 100mila dollari dell’epoca di un computer tradizionale a poco più di 3.200 dollari, tutti ne volevano uno, anche la Nasa ne acquistò diversi esemplari.

Purtroppo però In Olivetti, a parte il gruppetto di Perotto, non c’erano più i tecnici e ingegneri elettronici indispensabili sia per progettare ulteriori sviluppi del prodotto, sia per organizzare una rete commerciale in grado di vendere un prodotto ben diverso dalle macchine per scrivere o da calcolo, il core business dell’azienda all’epoca. L’Olivetti cerca di richiamare tecnici e ingegneri che sono finiti alla Oge (Olivetti General Electric), dove lavorano per gli americani; ma i tempi non sono brevi, mentre l’industria americana, colta l’importanza delle novità introdotte dalla P101, non perde tempo per imboccare la stessa strada: dieci anni dopo arriveranno Bill Gates, Steve Jobs e il resto è storia.

Una ricorrenza speciale ancora oggi fonte di ispirazione per chiunque creda nella forza del futuro e nei valori che rendono prezioso il concetto di comunità, così cari ad Adriano Olivetti e alle persone visionarie che amava avere vicino a sé.

Tiziano Conti