Dietro quel sipario c’è un mondo. Ci sono rocchetti e corde di canapa che si muovono come danzatori, un retropalco ampio e luminoso dove si respira aria di casa e persino una moka che borbotta. Manca un’ora all’inizio dello spettacolo e quel caffè, appena fatto, qualche minuto dopo potrà essere servito ad Alessandro Benvenuti o Virginia Raffaele prima di andare in scena. La scenografia è già montata dal pomeriggio. Si scambiano due chiacchiere con gli attori, si mettono a loro agio prima che si alzi il sipario, si condividono storie. A prendersi cura di tutto ciò che accade prima, durante e dopo lo spettacolo è Maurizio Zangari, 64 anni, che da quasi trent’anni è il tecnico di palcoscenico del Teatro Masini di Faenza per Accademia Perduta.

teatro masini

Se questo luogo dalla bellezza neoclassica ogni sera è pronto ad accogliere nuove storie e nuovi spettatori, il merito è anche suo e di tutti i tecnici che hanno sotto controllo il funzionamento di una “macchina” che ha più di duecento anni di storia e che unisce tradizione e innovazione. «Il nostro compito si può riassumere nel prenderci cura di questo luogo straordinario in tutti i suoi aspetti, da quelli più tecnici a quelli estetici, prestando attenzione a ogni minimo particolare – spiega Maurizio -. Accogliamo poi le compagnie ospiti e gli artisti cercando di far sentire loro a casa, ma il lavoro non finisce al termine dello spettacolo. Anzi, in gran parte inizia lì. Ci sono da controllare per esempio le 500 poltroncine, e nel caso vanno riparate. Oppure vanno fatti tutti gli opportuni lavori di manutenzione a una struttura che è molto complessa, ma proprio per questo ricca di fascino».

“Fin da subito ho sentito provenire un’energia speciale da questo luogo”

teatrozangari
La pulizia del grande lampadario del Masini

Quello tra Maurizio, originario di Forlì, e il Teatro Masini fu un vero e proprio colpo di fulmine, nel 1994. «Tutto cominciò dopo l’ennesima tournée – ricorda -. Iniziavo a essere stanco di viaggiare e volevo stabilizzarmi. Sono partito nel ’76 come batterista e poi mi sono specializzato nei service dove ho lavorato anche per importanti musicisti o con grandi compagnie di operetta». L’occasione arrivò tramite Ruggero Sintoni e Accademia Perduta, che erano alla ricerca di un tecnico di palcoscenico per il Masini, che all’epoca aveva una gestione in parte pubblica e in parte privata. «Ho girato tanti teatri, dalla Val d’Aosta alla Sicilia e anche in Europa. E non esagero nel dire che il Masini sia uno dei teatri più belli del mondo, con caratteristiche per certi versi uniche. Oltre la bellezza neoclassica, colpisce la dimensione, da 500 sedute, che è quella giusta e a misura di spettacolo. Al di là di questo ho subito avvertito un’energia davvero particolare provenire da questo luogo. Qualcosa di magnetico. È difficile spiegarlo a parole, ma nel Masini io sto bene, sento tanta energia positiva. Altrimenti non sarei rimasto qui per trent’anni…».

Dalla graticcia al retropalco del Masini: una casa dove c’è una moka che borbotta…

Schermata 2017 04 06 alle 21.38.42

Lo stare dietro alle quinte ha permesso a Maurizio di conoscere nel dettaglio alcuni luoghi nascosti e sospesi nel tempo. Come per esempio la graticcia, la struttura a ridosso del soffitto grazie alla quale ogni elemento scenico può essere movimentato, alzato o abbassato grazie allo scorrimento sui rocchetti delle corde che lo sorreggono. «Quella del Masini è straordinaria. Si è mantenuta la struttura lignea originale con circa 1.300 rocchetti e 120 corde di canapa, ognuna da controllare periodicamente». Salendo sulla graticcia si ha l’impressione di essere un capitano alla guida i una nave.

Schermata 2017 04 06 alle 21.36.57

Oppure Maurizio cita i cameroni dell’ultimo piano, le stanze nelle quali si vestivano le attrici, rimasti come erano all’epoca e nei quali «si respira davvero l’atmosfera di secoli fa». E poi c’è il retropalco: uno spazio che rappresenta qualcosa di unico rispetto agli altri teatri italiani. «Solitamente nei teatri è buio e stretto, ma qui al Masini è invece ampio e luminoso: sembra l’abside di una chiesa e ne ho fatto una sorta di casa nella quale accogliere le persone e gli artisti. Ci ho persino portato una moka per offrire il caffè agli ospiti. Si tratta di un gesto semplice, ma importante per infondere il buon umore attorno a te e dare una sensazione di accoglienza”. Non ci sono macchinette, ma solo la moka. “Preparare il caffè manualmente dà ancora più gusto».

retropalco masini
Una parte del retropalco

L’incontro con gli artisti: da Gaber ad Alessandro Benvenuti

Ed è qui nel retropalco che Maurizio ha avuto la fortuna di conoscere attrici e attori in un contesto privilegiato e quasi intimo, prima e dopo lo spettacolo. «Ho ricordi bellissimi, per esempio, di Giorgio Gaber, che faceva le prove per la propria tournée qui al Masini. Paolo Conte, pur di carattere chiuso, mi ha lasciato profonde emozioni. De André era un artista fantastico. Anche l’attore Paolo Poli era un personaggio davvero singolare, di un’altra epoca, che amava davvero il teatro e ci trascorreva ore. Ricordarmi tutti è impossibile. Venendo a tempi più recenti, Alessandro Benvenuti è una persona che mi ha colpito profondamente, oltre che un attore straordinario capace di inchiodare il pubblico alla sedia con un lungo monologo. Oppure mi ha sorpreso Virginia Raffale: in tutti loro riscontravo una grande umiltà. A ognuno di loro dopo il caffè chiedevo se volevano fare un giro a visitare la parte storica del teatro e molti di loro accettavano».

Virginia Raffaele Samusa photo®MasiarPasquali
Virginia Raffaele

Teatro e tecnologia: le sfide del futuro

In trent’anni anche il modo di fare teatro è cambiato: non più grandi scenografie spettacolari, «oggi si sono molto ridotte, forse anche per motivi di budget, ma quello che conta è l’emozione trasmessa dal palco». Per quanto riguarda il futuro di questo settore «Vedo tante criticità – dice Zangari – che non riguardano però solo l’ambito teatrale. La tecnologia avanza sempre di più in ogni settore e c’è sempre meno poesia, ma è una tecnologia di cui spesso non si ha controllo. Quello che vediamo tramite i nostri smartphone in gran parte è già pianificato da algoritmi e questo, in particolare per i giovani, può essere deleterio». E in un certo senso, quella moka che borbotta nel retropalco del Masini è una poesia che non può essere prevista da alcun algoritmo.

La nuova mostra open air sul Teatro Masini

masinis
Francesco Bondi, uno dei fotografi coinvlti.

Dal 15 febbraio, tra via Pistocchi e il Voltone Alteo Dolcini, è allestita la mostra permanente open air Il Teatro Masini e le sue meraviglie che, con 32 immagini, realizzate su pannelli, mostrerà al pubblico il teatro in tutto il suo splendore, tra scatti d’archivio, prospettive particolari e inedite, preziosi dettagli architettonici ma anche coinvolgenti momenti di alcuni degli spettacoli che in questi spazi sono stati prodotti. La mostra nasce dalla collaborazione tra l’assessorato alla Cultura del Comune e Accademia Perduta/Romagna Teatri per meglio valorizzare lo splendore del Masini e l’importante lavoro di produzione che si svolge al suo interno.

Samuele Marchi