Rendere i giovani protagonisti delle Caritas parrocchiali, facendo scoprire loro l’esperienza del dono di sé. Un obiettivo ambizioso, ma imprescindibile. Per questo lo scorso 6 marzo l’Ufficio Educazione alla mondialità, in collaborazione con il progetto Animati dalla Carità della Caritas diocesana, ha promosso l’incontro Accompagnare i giovani nel servizio, per riflettere su esigenze e bisogni dei giovani d’oggi, sulla scia del percorso nazionale Young Caritas già raccontato sulle pagine de Il Piccolo.

Una serata per riflettere su come coinvolgere i giovani nelle Caritas parrocchiali

All’incontro sono stati invitati operatori e volontari delle Caritas parrocchiali con l’obiettivo di condividere esperienze e gettare spunti d’azione per il futuro. «Si è partiti riflettendo su come coinvolgere nelle Caritas i giovani che già vivono la parrocchia – spiega Marta Tondini (Educazione alla mondialità) -, ma dal confronto è subito emersa la necessità di cercare di intercettare anche i giovani che stanno al di fuori della parrocchia. La voglia di andare in uscita è qualcosa di prezioso che mi ha colpito molto». Una criticità evidenziata dai volontari è quella della riduzione del tempo a disposizione dei giovani per mettersi in gioco nel servizio: l’agenda fittissima degli adolescenti, spesso impegnati in svariate attività, rende essenziale un ritorno al centro del progetto del vero obiettivo dell’adulto, cioè il percorrere insieme al giovane la strada dell’esperienza del dono di sé, indipendentemente dalla sua durata e dalle sue modalità.

Serve un cambio di passo necessario

Da cosa partire? Le raccolte viveri si dimostrano esperienze forti e attrattive per coinvolgere i giovani. Molte volontarie hanno riportato testimonianze positive di questo tipo, specie nel catechismo, attraverso cui ragazze e ragazzi sono entrati in contatto con la Caritas.
Ma non bisogna fermarsi lì. «In questo processo, il ruolo dell’adulto si concretizzerebbe nel lasciare adeguato spazio al giovane, facendo che sì che questo possa sentirsi finalmente protagonista e possa assumersi le responsabilità che ne derivano. Servono spazi di confronto e di ascolto dedicati a loro. Ciò vuol dire adottare uno stile educativo nuovo che faccia da nostro biglietto da visita ogni volta che incontriamo un giovane. Si tratta di un cambio di passo necessario anche perché, come evidenziato durante la condivisione, i giovani sono fortemente selettivi nel valutare la serietà delle proposte che gli vengono fatte e sanno riconoscere quando viene lasciato loro uno spazio di protagonismo concreto». Da questo primo confronto continuerà il dialogo con le Caritas parrocchiali.