Che cos’è il cristianesimo. Non: “Che cos’è il cristianesimo?”, Il titolo di questo “quasi testamento spirituale” del papa emerito Benedetto XVI (edito da Mondadori) non è una domanda, ma un’affermazione. E già nel titolo emerge il tratto, lo stile del pastore che passa e chiama. Non domanda. Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi” (Mt 9, 9). Trovò Filippo e gli disse: “Seguimi!” (Gv 1, 43). Zaccheo, scendi subito (Lc 19, 5). E le citazioni andrebbero avanti. Non che il maestro non abbia domande, non che il Figlio dell’uomo non abbia un dialogo interiore: quante volte si è allontanato per pregare il Padre (Lc 6, 12), quante volte si è domandato come esprimere la novità del Regno presente nella sua carne (Mc 4, 30)? Eppure, colpisce che il pastore non ha il tempo di farsi tante domande: agisce, chiama, afferma, risponde, grida, piange, spezza, versa, è spezzato, è versato, muore, vive.

Non si può comprendere Ratzinger se non a partire dal suo agire, dalla sua umiltà, un’umiltà così limpida capace di affermare ciò che il mondo trasforma in un’interrogazione. Umiltà così profonda capace di vivere fino in fondo il suo servizio, il suo ministero di pastore, di maestro. «Che cos’è il cristianesimo: è trasformazione della nostra vita, trasformazione del mondo nel suo complesso in una nuova esistenza. […] Essere cristiano vuol dire dinamica di ascesa, è partecipazione al nuovo modo di esistere di Gesù Cristo» (p. 137).

Trasformazione della nostra vita, trasformazione del mondo: il cristianesimo è un’affermazione che trasforma, cambia, stravolge, converte. Mentre il mondo rivendica il proprio io sprofondando nel baratro di sé, il cristiano sente una voce: segui me. Questa è la trasformazione della vita, questa è la trasformazione del mondo, quando del pane spezzato mi strappa dal mio oggi per portarmi su una collina, ai margini delle mura, dove si innalzano verso il cielo oscurato tre patiboli di morte. Questa è l’ascesa, l’innalzamento, dove sono trasformati in alto i nostri cuori, perché nel mondo è apparsa tra le tante domande del genere umano un’affermazione: Gesù Cristo.

La sua nuova esistenza è la vita che si sprigiona in ogni sepolcro, è il cuore che palpita sotto ogni peso mortifero. E tutto in Lui diventa Eucarestia, rendimento di grazie, come l’argomento del capitolo dal quale è tratto questo titolo, come la vita stessa di Benedetto XVI.

Le polemiche di questi giorni, i tentativi maldestri di far apparire il suo magistero – fatto di azioni, parole, opere e scritti – come un atto di resistenza al Concilio, o come un irrigidimento della Chiesa, passeranno semplicemente perché la storia ci insegna che l’amico dello sposo che esulta quando è presente lo sposo non viene dimenticato. La storia ci insegna che chi spreca con gratuità ciò che di più caro ha per Cristo non viene dimenticato. E l’umile grido di Benedetto, l’olio profumato che ha sparso per tutta l’estensione della Chiesa, Corpo di Cristo, non può andare perso: Deus caritas est, Dio è amore.

Anche con questi ultimi scritti questo umile servitore afferma, senza paura, e indica il suo Signore, il fine della vita: la nuova esistenza in Lui. La vita, il pensiero, la ricerca e le affermazioni di questo maestro non verranno dimenticate e continueranno a essere quei porti dove rimettere in gioco la propria ragione e abbandonarsi alla fede in quel Signore che Ratzinger ha sempre seguito.

Marino Angelocola

Il libro di Benedetto XVI: “quasi un testamento spirituale”

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Che cos’è il cristianesimo è il libro che Benedetto XVI ha voluto fosse pubblicato dopo la sua scomparsa. Negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II, il volume “Introduzione al cristianesimo” faceva conoscere al grande pubblico un giovane teologo tedesco. Oggi, a conclusione della sua vita e in veste di papa emerito, Benedetto XVI affida in eredità quest’opera agli uomini tutti per condividere le sue ultime riflessioni su alcuni temi fondamentali della religione cristiana. Al centro vi è la misericordia di Dio, che nasce da una passione d’amore verso ogni creatura. Al servizio di Dio sono i sacerdoti, chiamati a stare alla sua presenza e a essere testimoni del suo amore. Vi sono poi i temi del dialogo con le altre religioni, con gli ebrei, il popolo della promessa, con le confessioni cristiane, con il mondo. Questo dialogo, tuttavia, non può prescindere dai contenuti centrali del credo: l’incarnazione del Figlio di Dio, la fede nella morte e resurrezione di Gesù, la presenza eucaristica, la comunione fraterna nella Chiesa, i temi centrali della morale cristiana.

Come recita il sottotitolo, il volume è quasi un testamento spirituale, dettato dalla sapienza del cuore di un maestro sempre attento alle attese e alle speranze dei fedeli. Negli anni trascorsi nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano la sua presenza discreta e la sua preghiera sono state un sostegno importante per la vita della Chiesa. Da lì osservava benevolo la natura, specchio dell’amore di Dio creatore, dal quale proveniamo e verso il quale siamo diretti. Da lì guardava al suo paese d’origine, la Germania, all’Italia ove trascorse buona parte della sua vita, alla Francia che lo accolse nella sua Académie, all’intera Europa. A questi paesi il papa emerito affida, con voce flebile ma appassionata, la sua richiesta di non rinunciare all’eredità cristiana, che è un patrimonio prezioso per l’intera umanità. In vita, Benedetto XVI non sempre è stato compreso. Nessuno, tuttavia, ha potuto negare la lucidità del suo pensiero e la forza delle sue argomentazioni, che quest’ultima opera egregiamente raccoglie.