Rosella Capozzi, docente all’università di Bologna presso il dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali che si è occupata dell’evoluzione delle strutture appenniniche della Romagna per 30 anni, raggiunta al telefono sgombra subito il campo: “I terremoti non si possono prevedere”. Comunque, aggiunge, “quelli di oggi hanno un orientamento particolare, rispetto ai classici terremoti di queste zone. Le scosse più forti sono allineate in direzione sud/ovest-nord/est. Credo che non sia l’attività di una delle strutture compressive appenniniche che di solito sono responsabili di questi terremoti. In più sono a una profondità elevata, verso i 17/18-20 chilometri. E questo potrebbe essere un fatto positivo, da un certo punto di vista”. 

“Questo movimento laterale – aggiunge la docente – potrebbe favorire lo sblocco delle strutture costiere, nella zona a mare, come accaduto di recente a Pesaro. Quindi più distante dai centri abitati”.