Per coloro che, come me, hanno vissuto la loro gioventù negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, magari prestando attenzione alle dinamiche sociali e politiche, il nome di Alberto Marcora rimane una specie di “faro” della idee e delle realizzazioni innovative, soprattutto nel campo dell’agricoltura, dello sviluppo economico e della società. Era ricordato anche per il suo passato da partigiano, nome di battaglia “Albertino” e per essere stato l’ispiratore della legge del 1972 che disciplinò l‘obiezione di coscienza alla leva obbligatoria in Italia e introdusse il servizio civile nel paese: questa me la ricordo bene, perché ero già partito per il servizio militare e per pochi mesi mancai l’opportunità di svolgere il servizio alternativo.

Alla Camera dei Deputati è stato organizzato nei giorni scorsi, a Roma alla Camera dei Deputati, da Cfi – Cooperazione Finanza Impresa che ha lo scopo di promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative di produzione e lavoro e di cooperative sociali – il convegno “Giovanni Marcora: uno dei costruttori della Repubblica”. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella si è unito al ricordo inviando un suo messaggio personale. A 100 anni dalla nascita e a 40 anni dalla morte, la figura del politico e partigiano lombardo è stata ricordata per sottolineare come, oggi più che mai, la sua azione possa essere di ispirazione per chi contribuisce allo sviluppo sociale, politico ed economico del nostro Paese.

Il presidente della Repubblica ha sottolineato come Marcora fosse “un convinto europeista” e da “ministro dell’Agricoltura ha saputo portare, nelle sedi Comunitarie, le ragioni di un riequilibrio delle politiche agricole a favore delle produzioni mediterranee, coniugando il progresso tecnico-produttivo con quello di chi in agricoltura vive e lavora”. Mattarella ha infine sottolineato che “lo sviluppo e la solidarietà sono stati i pilastri della sua azione politica e rappresentano un’indicazione per l’oggi”.

La giornata è stata l’occasione per rimarcare quanto l’attività politica di Marcora sia ancora viva. La legge che porta il suo nome, varata nel febbraio del 1985, è un esempio unico e di successo, di politica attiva del lavoro. Nata per sostenere le sole imprese in crisi rigenerate dai lavoratori – i cosiddetti workers buyout – ha esteso il suo raggio d’azione a tutte le cooperative sociali e di lavoro, consentendo di generare o tutelare oltre 26mila posti di lavoro. Sara Bettinelli, sindaca di Inveruno, luogo natale di Marcora, ha ricordato come “i valori trasmessi siano nel dna del paese”. “Marcora – ha affermato Bettini – poneva al centro della sua esistenza il cittadino, mettendosi in ascolto di tutti, indipendentemente dalle appartenenze politiche, perché il suo unico interesse era quello della comunità. L’eredità è la visione verso il futuro e l’attualità è l’esempio di politica di cui Marcora oggi si fa rappresentante”.

Ha preso la parola anche Maurizio Gardini, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, secondo cui Marcora è stato “il ministro dell’Agricoltura più amato dagli addetti ai lavori, e con una visione di crescita imprenditoriale, che andasse oltre il settore primario tradizionalmente inteso, sviluppando la filiera e dotandola di una locomotiva, quella dei consorzi”. Inoltre hanno portato la loro testimonianza tre cooperative: Greslab, azienda emiliana di Scandiano (RE) che produce piastrelle, Patrolline Group, società lombarda che costruisce antifurti e Wbo Italcables, realtà siderurgica campana.

Tiziano Conti