Un immobile “fantasma” e abusivo, su cui ci sono ancora tanti punti interrogativi. Si è tenuto martedì 24 gennaio 2023 il consiglio comunale per decidere il futuro del terreno in via Granarolo 213 confiscato alla criminalità organizzata e che potrebbe essere acquisito come bene dal Comune. Il consiglio comunale ha approvato l’odg. «Si tratta di un’area di circa un ettaro – spiega l’assessore al Welfare Davide Agresti -. La segnalazione ci è arrivata nel luglio scorso dalla Prefettura, che ha chiesto se c’era il nostro interesse sociale, come Comune, ad acquisire questo terreno segnalato dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata». L’area sorge dietro al distributore di benzina vicino alla rotatoria che porta al centro commerciale Le Maioliche. Dai sopralluoghi è emerso come nel terreno sia sorto negli anni un fabbricato abusivo. Su quali attività venissero effettivamente svolte qui non si sa ancora molto, si ipotizza lo scarico di materiale edile.
«L’acquisizione da parte del Comune – specifica Agresti – è vincolata però agli esiti degli accertamenti che faremo sul terreno, per valutarne lo stato. L’idea successiva sarebbe un riutilizzo in chiave di agricoltura sociale». Il modello potrebbe essere quello di progetti di orti sociali già in atto nel faentino come per esempio Terra Condivisa, a cura di associazione Farsi Prossimo e Caritas. A Faenza sono altri due gli immobili confiscati che testimoniano la presenza, anche fisica, della mafia all’interno della città: si tratta di un appartamento condominiale e un garage per rimessa auto.
Faenza Eco-logica: qual è la storia di quel terreno?
Sulla questione ha scritto anche il movimento Faenza Eco-logica, che si chiede quale sia la storia di questo terreno, su cui si ipotizza l’uso come discarica negli scorsi anni. “Ma chi l’ha resa tale? – si legge nella nota – Questa domanda sembra che non interessi a nessuno. Come Faenza Eco-logica siamo andati a fare alcune verifiche: da quando nel 2012 con una sentenza di condanna del Tribunale di Catania, il mafioso Franco Costanzo, imprenditore nel settore edile e capo clan di Palagonia (CT), finisce in carcere, per reati commessi in Sicilia, quel terreno di Faenza, a lui riconducibile, continua però a essere frequentato da strani traffici. Questo fatto ce lo confermano le immagini storiche di Google Earth: dal 2012, il terreno ospita tir, escavatori, ci sono macerie, rifiuti, segni evidenti di cumuli a coprire chissà cosa, nell’aprile 2022 si vedono cumuli bianchi tipo ghiaia o cenere che vengono sparsi nel suolo fino a rialzarlo di almeno mezzo metro. Nel terreno, tutt’oggi, sono presenti cumuli, due tir con tanto di targa e marchio di un’azienda vicina (Sicamion)”.
“Possibile che il Comune in tutti questi anni non sapeva cosa succedeva in quell’area? Quali aziende la frequentavano? – si legge nel comunicato – In quel sito non era registrata una discarica regolare, solo una piccola azienda familiare di vendita e lavaggio auto, (Esteticar) che aveva la sua sede legale proprio in via Granarolo 213, (dal 2019 fino al giugno 2022) quando poi cambia sede. Le due proprietarie, nella visura storica emessa dalla Camera di Commercio di Ravenna, risultano con il domicilio in via Granarolo 213. Un fabbricato che il comune ora considera abusivo e non sanabile. Possibile che prima non si fosse mai accorto che quel fabbricato era abitato Come cittadini ci chiediamo: se è stato commesso un reato ambientale perché non viene perseguito? Chi sono i responsabili di questi sversamenti illeciti? E’ in corso un’indagine? E chi doveva vigilare, in tutti questi anni, dove era?
“Nei documenti relativi al terreno limitrofo – prosegue la nota -, dove sarà costruito un polo di logistica, (Tavola A001 della Proposta di Accordo Operativa presentata da Federimmobiliare, Area via SP Naviglio , Ambito n. 12 “Naviglio” del PSC. Lotto 2), ci sono foto satellitari che evidenziano chiaramente cosa accadeva in via Granarolo 213: escavatori, cumuli e tracce nel terreno. Come mai nessuno, in Comune, nel vedere questa carte si è chiesto cosa facevano nel terreno a fianco? Come mai nessuno ha sporto denuncia? Abbiamo fatto queste domande anche al Prefetto e aspettiamo una risposta. Crediamo che, alla luce delle evidenti difficoltà del Comune a sapere cosa accade nel suo territorio, si debba evitare che un polo di logistica si stabilisca nei terreni attigui a quelli confiscati alla mafia. La logistica è un ambiente notoriamente a rischio di infiltrazione mafiosa, oltre a provocare inquinamento e consumo di suolo. Vogliamo fare uscire la mafia dalla porta e farla rientrare dalla finestra?”