Un’epidemia influenzale così forte non si verificava dagli ultimi dieci anni. Le classi elementari sono dimezzate, gli ambulatori sono intasati e così anche il pronto soccorso. «L’ultimo picco stagionale lo abbiamo avuto nel 2020, prima del Covid. Poi a fine febbraio “scomparve”. I casi Covid aumentavano giorno dopo giorno e di influenza non si è più parlato – spiega Stefano Testi, segretario provinciale di Ravenna della Federazione italiana medici pediatri –. Sicuramente le misure di contenimento, come l’utilizzo frequente delle mascherine, lavarsi e disinfettarsi spesso le mani, hanno aiutato a prevenire e limitare la diffusione del Coronavirus e degli altri virus in circolazione. Adesso, dopo due anni in cui il nostro organismo ha allentato un po’ le difese in virtù degli accorgimenti anti-Covid adottati, è normale che si sia più esposti». Solo che rispetto alla classica ondata influenzale, che generalmente arriva subito dopo Natale, periodo in cui anche i più piccoli hanno già fatto il vaccino anti-influenzale, quest’anno il picco è arrivato in anticipo, già dai primi di novembre, e con sintomi maggiori.

“Le misure di contenimento Covid hanno allentato un po’ le difese immunitarie”

«L’allentamento delle misure contro il Covid ha certamente inciso. Anche se la fascia 0-6 anni non ha mai indossato la mascherina, nemmeno in piena emergenza sanitaria – prosegue Testi – la fascia 6-14 sì. Nel complesso avevamo una protezione più ampia. Dopo due anni, la gente non è più abituata a gestire febbri alte, che si protraggono per più giorni. Si corre subito dal medico per richiedere l’antibiotico. Il farmaco però non accorcia la malattia e andrebbe prescritto con attenzione. Solo laddove, oltre all’influenza, ci siano serie complicanze. Ad esempio, nel neonato è assolutamente sconsigliato. Si assiste a una richiesta pressante di antibiotici, anche perché il virus sta colpendo pesantemente tutti: dai bambini, agli adulti, ai più anziani. Così si affollano gli ambulatori e il pronto soccorso. In più, le persone dimenticano che in questi luoghi è ancora obbligatorio indossare la mascherina e se si accusano sintomi, è necessario fare il tampone prima di sottoporsi alla visita. Non dimentichiamo, infatti, che il Covid circola ancora».

Con un inizio così repentino dell’influenza, è saltata anche la prevenzione vaccinale. I bambini si sono ammalati prima di potersi sottoporre al vaccino. In più, a queste febbri si associano spesso anche complicazioni respiratorie, bronchiali e polmonari. «In mezzo all’influenza abbiamo avuto anche casi pericolosi di laringite, soprattutto nei neonati, che andavano in apnea. In aumento anche infezioni da streptococco e otiti. Così il virus diventa il contenitore per altre patologie. È importante non sottovalutare i sintomi e se persistono, richiedere una visita pediatrica o del medico di base. L’Inghilterra tra ottobre e novembre ha registrato sette decessi per streptococco tra i bambini. Con un anticipo così forte, non siamo in grado di stimare la lunghezza dell’epidemia. Generalmente inizia a fine dicembre e scompare in primavera. Al momento registriamo i casi settimana in settimana».

Erika Digiacomo