Nelle scorse settimane è morto Riccardo Rava, di cui apprendiamo la notizia dallo stesso Ufficio missionario diocesano, dove lui ha prestato servizio come volontario per tanti anni assieme a Laura Tambini. Aveva 80 anni e nella vita è stato dirigente industriale: da perito elettrotecnico era divenuto esperto di sistemi di telefonia. Da Laura cerchiamo un primo ricordo.

Chi vi aveva chiamato?

Lui era arrivato un paio di anni prima di me, su invito di don Fiorini, parroco a Santa Maria Maddalena. Per me fu don Giordano Mondini, che avevo conosciuto in Terra Santa durante un pellegrinaggio. E grazie a lui abbiamo visto e imparato tante cose. E qualche giorno dopo il ritorno lo chiamai e gli dissi “Senta, io sono andata in pensione, posso essere utile?” Subito mi rispose “C’è un posto vacante al centro missionario”.

Per lei sono stati ben 22 anni di collaborazione, quanti per Riccardo?

Per lui sono stati 25 anni. Oltre a noi due, agli inizi c’era Pia Reggi, quasi un fuoco di artificio rispetto a Riccardo. Poi lei partì e restammo noi due. Giorno dopo giorno la nostra amicizia è aumentata in un grande rispetto reciproco. Andavamo bene insieme, i nostri bilanci quadravano al terzo decimale. E anche don Giordano ci ricordava sempre che i soldi non andavano sperperati, ma dati ai missionari. E per fare beneficenza ai missionari noi compravamo anche libri dei Saveriani o dei Comboniani. Ne avevamo più d i mille e Riccardo li aveva tutti catalogati.

Il vostro ufficio era al piano terra della Curia in piazza XI Febbraio

Lì sotto eravamo tutta una famiglia. C’era don Mario Babini, la Caritas, l’Ufficio Famiglia e suor Serafina a occuparsi di scuole cattoliche.
Agli inizi venivano tanti missionari e Riccardo prendeva tanti appunti. Passavamo informazioni e lettere anche al Piccolo.

Don Giordano vi sollecitava a dare tutto ai missionari.

Con mille euro al mese manteneva due seminaristi e con viaggi di poca spesa andava a visitare tutti i missionari e alla fine i soldi per far quadrare il bilancio li metteva lui. Non avevamo un computer, così Riccardo portò da casa una macchina da scrivere, penne, matite e francobolli. Imparammo a fare le bandiere per le feste missionarie in cui avevamo fino 400 bambini. Oppure i vestiti degli angeli. Quando nel 2017 andai via io, e nel 2018 andò via Riccardo, lasciare il Centro missionario fu un dolore grande per entrambi. Ma abbiamo continuato a sentirci anche dopo. Con lui non è morto un grande uomo, ma un grande cristiano, che prima di tutto teneva alla famiglia: la moglie Dionisia e i figli Cristiano e Roberto. E poi c’era la grande attenzione agli altri, compresi sacerdoti soli o malati.

Giulio Donati