Sorella Imelde, il 14 novembre, dopo una lunga malattia, è tornata alla Casa del Padre. La vita di suor Imelde, al secolo Giulia Babini di Russi, sorella del compianto monsignor Mario, è stata una lunga esistenza, spesa al servizio dei fratelli e delle sorelle con la consacrazione al Signore il 10 novembre 1955 nella Congregazione delle Suore Lauretane del Terz’Ordine di San Francesco, più note come le Suore Ghidieri, dal nome del fondatore don Lorenzo Ghidieri.
A pochi giorni dal 67° della sua consacrazione, suor Imelde è stata accolta nella schiera delle anime benedette delle sue consorelle che l’hanno preceduta. Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere l’Istituto “Ghidieri” e, come molti faentini, in quel piccolo cenacolo, grande per il suo valore ecclesiale, pastorale e sociale, ho toccato con mano il volto più vero della carità e della solidarietà cristiana fatta di persone semplici e umili, ma dal cuore grande. Fra queste, defilata per il suo servizio negli ambienti della cucina, suor Imelde ha speso gran parte del suo servizio, non solo per le consorelle, ma anche per le ragazze del convitto e le molte bocche dei bimbi e del personale che gravitava attorno alla scuola Materna che ancor oggi svolge la sua attività. Certo il servizio a cui Imelde è stata assegnata, prima come tessitrice, maestra di ricamo e di cucito e poi come cuoca, non le ha fornito una grande visibilità pubblica come accadeva per la Superiora, impegnata in ruoli diversi.
Come in ogni casa o comunità, il ruolo di “Marta”, e nel caso di suor Imelde, accompagnato allo spirito di “Maria”, non può certo essere considerato di secondo piano, anzi. E questa è stata la cifra della vita di una suora silenziosa, umile e discreta che sempre potevi trovare disponibile e sorridente, ogni volta che la incontravi e magari ti complimentavi per le sue qualità.
Fin dai tempi della colonia di Santa Brigida, nel bergamasco, come nei soggiorni a Pergola e nell’Istituto di via Santa Maria dell’Angelo, la sua arte e le sue doti ne facevano una carta vincente. Quando don Giuseppe Piazza, parroco a Santa Maria nuova, lì di fronte, cercava un punto fermo per la pastorale parrocchiale o per sé, le suore Ghidieri, erano un riferimento sicuro e di grande disponibilità. Chi ha vissuto da vicino quegli anni, può capire e ricordare il gran bene che le suore hanno fatto e fanno tuttora per la nostra Chiesa e per le famiglie della nostra città. Bene ha fatto il vicario generale don Michele Morandi che, nella Messa di esequie da lui presieduta, ha voluto ricordare le parole di saluto che il suo santo fratello mons. Mario Babini, ebbe a dire in latino rivolgendosi ai suoi confratelli sul letto di morte. E quella stessa celebre frase di san Paolo (2Tm 4,7) inconsapevolmente, le consorelle hanno voluto lasciare nel ricordino della cara Imelde: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.
Enrico Argnani