Un saluto ecumenico e comunitario, come sono stati i suoi anni da parroco al Paradiso. C’erano anche padre Mikail, parroco della comunità ortodossa moldava e padre Augustin, responsabile della comunità greco-cattolica romena, ieri mattina, domenica 23 ottobre, alla Messa di saluto a don Luca Ravaglia, che lascia la comunità dopo nove anni per Russi. Segni delle tante relazioni che don Luca ha creato e insegnato a tessere a tutta la sua comunità. Non solo fuori ma anche all’interno: il campo sportivo era pieno di famiglie, anziani, bambini venuti a fare festa e ad accompagnare il “don”.
Don Luca Ravaglia entrerà alla parrocchia di Russi il 30 ottobre e arriverà a piedi
“Grazie per il bene che ci siamo voluti e che continuiamo a volerci – ha detto don Luca al termine della Messa –, vi auguro di volere questo bene anche a Marco che viene tra voi e di condividere con lui il vostro cammino”. “Sono entrato al Paradiso due volte e ne sono uscito due – ha raccontato facendo riferimento agli anni in cui ha condiviso la guida della parrocchia con don Massimo Goni e don Roberto Brunato -, quindi quattro feste al Paradiso: cosa vuoi di più dalla vita. Ringrazio tutti voi, dai più piccoli ai più grandi, quelli che non c’erano e oggi ci sono e chi c’era e oggi ci guarda dal cielo”. Poi altri ringraziamenti al diacono Danilo, ai parroci delle comunità ortodosse e greco-cattoliche. A Russi, domenica prossima, don Luca arriverà di corsa, com’è nello stile di un appassionato della 100 Chilometri come lui. Ma non è solo passione: “Ho provato in questi anni a fare il prete con i piedi”, cioè camminando a fianco accanto, andando a trovare, camminando con le persone. Uno stile, appunto, che certamente porterà anche a Russi, magari accompagnato dai tanti doni, materiali e spirituali, ricevuti dalla sua comunità: a partire da una bici per solcare gli argini dei fiumi della bassa e arrivare davvero ovunque e più velocemente.
È stato Marco, un parrocchiano storico, a dare voce ai sentimenti di tanti della comunità nel saluto ufficiale, al termine della Messa: “Insieme a noi e per noi hai vissuto la fede facendola e non solo proclamandola – ha detto, tra le altre cose –. Che belle le tue omelie, sincere e legate strette alla Parola, comprensibili per i piccoli e profonde per i grandi. Ci hanno svelato il volto di Dio ma è la tua attenzione verso i bisognosi che l’hanno mostrato in azione”. “In azione, sempre ben progettata come i tuoi arrivi alla Cento chilometri, e subito dopo alla Messa delle 11, sudato e con le scarpe ai piedi. Nessun momento di preghiera senza la tua cura, nessun campo estivo senza che passassi a salutare. Ecco don Luca, questi gesti sono stati il tuo magistero, ci hanno insegnato tanto”. “Nelle relazioni che ci hai aiutato a tessere – ha concluso infine Marco – ci hai mostrato la bellezza della relazione con Dio e la sua creatività. Ora ti manda ad aprire porte nuove. Quelle del Paradiso per te resteranno sempre aperte”.
“I poveri se li ascoltiamo ci fanno scoprire anche la nostra povertà”
“Voglio dire grazie per il tanto bene ricevuto – aveva detto don Luca nell’omelia – per la tanta grazia ricevuta, per il bene nascosto che ho visto e per quello che non ho visto in quella moltiplicazione dei pani, in quel miracolo della Provvidenza che è la vita della parrocchia. Grazie per il tempo dedicato ai vostri fratelli più piccoli, e anche per la Natura e la bellezza del Creato che ho respirato e goduto qui al Paradiso”.
“Al termine del mio servizio – ha proseguito – vorrei affidarmi alla misericordia di Dio e consegnargli i miei peccati, mancanze in una testimonianza più credibile, in un annuncio più coraggioso e gioioso del vangelo, in relazioni più profonde, le superficialità, le dimenticanze, le persone che si sono sentite trascurate o dimenticate. Ci fa bene ripetere come il pubblicano, Signore pietà: questa è la vera preghiera degli umili che attraversa le nubi, non il monologo del fariseo che incensa solo sé stesso. Questa è la chiesa, la comunità di peccatori perdonati, e non una setta che giudica altri ”.
Come essere o diventare, allora, una “parrocchia del pubblicano pentito”? Don Luca ha dato qualche spunto, a partire dall’incontro e la relazione con i fratelli di altre religioni (“Ci fa bene, in questi mesi di tensioni e conflitti tra cristiani, pregare insieme”), ma anche con famiglie ferite, affaticate, poveri di beni e di bene, che non vedono vie di uscita: “I poveri se li ascoltiamo ci fanno scoprire anche la nostra povertà, Dio ascolta la voce del povero, se la ascoltiamo anche noi, ascoltiamo Dio”.
“Il Signore si diverte a ribaltare le classifiche, a rovesciare le apparenze”
“Siamo parrocchia del pubblicano pentito – ha concluso – quando accogliamo questo cambiamento (il cambio del parroco), come una grande occasione. Il fariseo non ama cambiare, ama il posto fisso, il giudizio scontato, il suo ruolo. Il Signore invece si diverte a ribaltare le classifiche, a rovesciare le apparenza, a scambiare i posti. A cambiarci di posto, a rimescolare le carte, a guidare un girotondo che in questi mesi coinvolge preti diaconi e parrocchie della nostra diocesi. Un girotondo che forse costerà qualche fatica, ma sono convinto farà bene a noi e alle nostre comunità: ci farà ripartire, ci farà sentire principianti che abbiamo ancora tanto da imparare, per camminare dietro a Gesù, stare insieme nel suo nome e annunciarlo agli altri”.
Daniela Verlicchi