Torna a Faenza l’appuntamento con il Festival della Comunità Educante. Titolo di questa edizione Tutti Fuori, dal 2 al 9 ottobre. Una settimana dedicata all’educazione e alla formazione dei più piccoli. Tanti gli ospiti che si sono alternati nelle precedenti edizioni, da Jacopo Fo a Stefano Bordiglioni. In attesa di questa quarta edizione che ospiterà anche il cantante Lorenzo Baglioni, chiediamo al direttore artistico del festival, Fabio Taroni, di raccontarci cosa c’è dietro questa settimana di formazione.

Intervista al direttore del festival, Fabio Taroni

Qual è lo spirito del Festival della Comunità Educante?

Nasce nel 2016 dal detto africano “per educare un bambino occorre un intero villaggio”. Lo spirito, infatti, è proprio quello di coinvolgere tutta la comunità, mettendo in rete le realtà esistenti del territorio faentino, nell’educazione dei più piccoli. Quindi workshop, convegni, seminari e mostre hanno la finalità di dare un’idea di educazione che non è neutra: bisogna scegliere di incamminarsi su una strada educativa. Al centro del festival le persone nella loro dimensione totale: non siamo solo testa, non siamo solo corpo. Si tratta poi di un percorso partecipativo che si rivolge soprattutto al territorio.

A chi vi rivolgete?

Si tratta di un appuntamento rivolto non solo a chi si occupa di educazione, ma a tutti. Questo perché tutti si occupano di educazione: laddove c’è una relazione c’è educazione. Tutti sono fondamentali per la crescita dei più piccoli. Cerchiamo di usare linguaggi diversi, dagli spettacoli ai convegni, proprio perché crediamo che l’educazione sia qualcosa che coinvolga tutti.

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Fabio Taroni

La pandemia ha segnato un prima e un dopo: quali sono le sfide degli educatori di questo tempo?

È bene precisare che ci sono alcune problematiche che erano presenti anche prima della pandemia. Non è stato certo il Covid a far nascere le difficoltà che abbiamo oggi. Il problema dell’individualismo e dell’egoismo che impediscono l’educazione erano preesistenti. Il tema di quest’anno è Tutti fuori ma non si riferisce solo al post-Covid; l’idea di fondo è quella di far uscire tutti dall’individualismo. Oggi è urgente “entrare fuori”, cioè nella logica dell’apertura, della prossimità, dell’accoglienza e “uscire fuori”, uscire dai nostri pregiudizi e dagli schemi rigidi che usiamo per leggere la nostra realtà. Serve il coraggio di mettersi in gioco, le lamentale non ci aiutano.

Una domanda a te come insegnante: qual è l’aspetto più bello di questo mestiere e qual è la cosa più difficile?

Credo che non si debba parlare tanto di difficoltà quanto di complessità. L’insegnante è chiamato a vivere nella complessità. Abbiamo a che fare ogni giorno con le relazioni e l’aspetto relazionale è complesso, ma siamo tutti capaci di vivere nella complessità. L’aspetto più bello è quello di poter stare ogni giorno a contatto con chi è più piccolo di te. Poter far sentire i bambini partecipi del loro apprendimento. Occorre però essere insegnanti continuando a crescere: se pensiamo che debbano crescere solo i piccoli mettiamo i piccoli in un ruolo passivo. Dobbiamo prenderci sul serio come persone, prenderci cura di noi, per essere insegnanti e far star bene anche i ragazzi. È importante mettersi in gioco e giocare: «non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare.

Maria Letizia Di Deco

Alcuni spunti dal programma, il 4 ottobre atteso Alberto Pellai

il festival partirà domenica 2 ottobre con la biciclettata sonora delle 15 promossa in collaborazione con il Mei. Tra gli incontri pubblici si segnala lunedì 3 ottobre alle 21 a Faventia Sales il docente Gilberto Borghi con il tema Adolescenti post-Covid cosa sta succedendo? Martedì 4 ottobre alle 16 ci sarà l’incontro all’aula magna dell’Istituto Oriani con lo psicoterapeuta Alberto Pellai, che parlerà di L’educazione basata sulle life skills. Giovedì 6 ottobre ospite alle 15.30 al Rione Nero Paola Argentino che tratterà I volti d’amore nella relazione educativa. La sera, alle 21 al cinema Sarti, spettacolo di improvvisazione di Antonio Vulpio. Venerdì 7 ottobre alle 15, alla parrocchia di San Marco, Luca Vullo interverrà su Il corpo è docente. Domenica 9 ottobre alle 14.30 a Faventia Sales, l’associazione Autismo Faenza propone l’incontro con Lalli Howell. La serata conclusiva del festival sarà a partire dalle 18 al teatro Fellini con la proclamazione di “Faenza città gentile” e, alle 21, lo spettacolo L’altro mondo.

Tutto l’ampio programma del Festival è sul sito festivalcomuniaeducante.it