Sabato 30 luglio è morta suor Lodovica Maria Chini, monaca domenicana dell’Ara Crucis di Faenza. Nata nel 1937 a Taio (Tn) in una numerosa e tuttora affezionatissima famiglia, suor Lodovica ha vissuto all’Ara Crucis per oltre 60 anni, conquistata dall’ideale del Servo di Dio Padre Domenico Galluzzi per la santificazione sacerdotale, stella che ha orientato il suo cammino. Cordiale, schietta e decisa, si è donata senza risparmio su vari fronti, disponibile a tutte le ore. E’ stata a lungo sagrestana: con lei l’altare splendeva di bellezza e precisione.

Aveva un’attitudine invidiabile per ogni tipo di lavoro e per l’utilizzo di qualsiasi attrezzo. E’ stata una richiestissima ‘spalla’ per le generazioni di elettricisti, idraulici, falegnami, fabbri e tecnici che si sono avvicendati al monastero. Quando le necessità comunitarie lo hanno richiesto, ha assistito le sorelle più anziane e si è scoperta persino abile sarta.

All’inizio del cammino, questa sua spiccata propensione per la manualità quasi la confondeva: le pareva che la vita monastica richiedesse ben altre abilità. Padre Domenico l’ha guidata mettere le sue capacità al servizio delle sorelle e l’ha educata a svolgere ogni incarico con amore, in comunione con il Signore. In fondo è questo essere contemplativi!

Generosa anche nella preghiera e fedele all’adorazione eucaristica, col tempo si è appassionata di Lectio Divina. Ha più volte riconosciuto come questo le abbia consentito di condividere maggiormente il frutto della sua vitalità interiore: è stato come se la Parola le avesse donato le parole per esprimere con semplicità le sue riflessioni.

Grata nei confronti delle Madri che l’avevano accolta, ha vissuto in comunità attenta, desiderosa di fare tutto con cura, pronta a sollevare i pesi delle altre. Tra i tanti innegabili doni… beh, uno proprio le mancava: la capacità di andare a ritmo. Nella liturgia, infatti, suor Lodovica cominciava sempre un attimo prima! Ma anche questo dettaglio è stato specchio della sua esistenza: suor Lodovica partiva per prima nel chiedere scusa o nel riavviare la conversazione dopo un’incomprensione. Partiva prima coinvolgendosi nelle iniziative proposte, solidale e operosa, incurante del carico che sarebbe ricaduto su di lei. Sapeva prevenire i bisogni, prevedere i disguidi e predisporre le soluzioni. Ha giocato d’anticipo anche nell’andare incontro al Signore, con un’accelerata che non ci saremmo aspettate. Avremmo avuto ancora molte cose da chiedere e da imparare.

Dopo un ricovero avvenuto nel settembre 2021, suor Lodovica ha dovuto iniziare a scalare la marcia, a ridurre sempre più l’attività, accettando di essere affrancata in molti momenti della giornata e di fare i conti con una debolezza sempre maggiore. E’ cominciato così un tempo nuovo, diverso, ma non per questo meno intenso. Suor Lodovica ci ha mostrato che si può vivere la malattia con la stessa grinta con cui si aggiusta una tapparella.

Una delle sue ultime parole, nel cuore della notte, è stata una richiesta accorata: “infilami il filo nell’ago!”.

Cara suor Lodovica, ora sei nelle condizioni ideali per aiutarci a ricucire gli strappi e a confezionare l’abito della santità comunitaria, che ti stava tanto a cuore. Noi continuiamo a pregare con te, con quelle parole della Compieta che hai ripetuto infinite volte: “Il cuore vegli con Cristo e il corpo riposi nella pace”. Ora siamo noi a seguire te: adesso il ritmo lo scandisci tu. Grazie di tutto

Le tue sorelle dell’Ara Crucis