L’associazione Beato Nevolone, che si occupa del cammino spirituale Viae Misericordiae, ha aderito a uno Study visit a Santiago di Compostela organizzato dai Gal dell’Emilia Romagna. Come vicepresidente dell’associazione, Luciano Albonetti ha partecipato all’evento con partenza martedì 7 giugno da Bologna. «Ho visitato Santiago per la prima volta e mi sono stupito della piazza piena di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, a piedi, in bicicletta, da soli, in gruppi organizzati o formati durante il cammino. Abbiamo visitato la Cattedrale con ingresso attraverso la famosa porta santa aperta in occasione del Giacobeo 2021-22. La gioia dei devoti che raggiungono la meta è enorme nonostante gli ostacoli trovati lungo il cammino. Coloro che hanno percorso l’intero cammino francese hanno camminato circa 800 km, mentre i provenienti dal cammino inglese circa 200. Occorre dimostrare di aver percorso almeno 100 km a piedi o 200 in bicicletta per poter ricevere l’attestato di partecipazione.
L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è la moltitudine di persone (pellegrini, turisti, studenti universitari) che affollano la piazza a qualsiasi ora del giorno e della notte, con canti, musica e balli specialmente sotto i portici davanti alla Cattedrale”.

Il resoconto di Luciano Albonetti, vice presidente dell’associazione Beato Nevolone della Diocesi di Faenza

santiago de compostela

Mercoledì 8 sono iniziati gli incontri istituzionali al Centro Internazionale di Attenzione al Pellegrinaggio e al Comune di Santiago, dove ci hanno descritto la nascita del pellegrinaggio locale, il periodo di crisi dovuto alle epidemie e i pericoli per chi si mette in cammino. I rappresentanti istituzionali hanno parlato di circa 354mila pellegrini l’anno. All’arrivo viene rilasciato il timbro sulla credenziale o consegnato l’attestato. A riattivare il cammino nel 1989 fu don Elias, un parroco che partì con un mezzo a motore e della vernice gialla, ridisegnando tutto il cammino francese. Successivamente lo Stato e gli Enti pubblici hanno iniziato a costruire punti di accoglienza, all’inizio gratuiti o con libera offerta, poi a pagamento; a questi si sono aggiunti gli ospitali privati e altre forme di accoglienza per fare fronte ai bisogni dei pellegrini. Ovviamente il cammino, essendo la forma principale di turismo specialmente in Galizia (nord-ovest della Spagna), è sfruttato al meglio e reso fruibile a tutti grazie a interventi di pulizia, sfalcio erba e sistemazione di fontane lungo il tragitto. Al Comune di Abegondo abbiamo appreso che nel cammino inglese sono state costruite fontane ogni 2 km, utilizzando acqua della rete pubblica o scavando pozzi.

Giovedì 9 abbiamo fatto sosta alla Mesón Xente no Camiño e alla Ruta del Auga y el lúpulo. Può sembrare inutile andare a visitare una piantagione di luppolo durante un convegno sui cammini, ma sussistono due particolari motivi: il primo è che la birra è fonte di sali minerali utili a reintegrare quelli persi durante l’attività fisica; il secondo è puramente commerciale, vista la richiesta crescente di questa bevanda. Per raggiungere la piantagione abbiamo percorso un tratto del cammino inglese e ci sono state mostrate le fontane sopra citate. Durante la visita a una piantagione di té biologico Orballo, abbiamo assaggiato vari tipi di infusi e ci hanno spiegato come si coltivano e come vengono prodotti i vari tipi di té, da quello bianco fino a quello nero, in base ai tempi di macerazione e fermentazione. La cena, per comodità e tradizione spagnola, non veniva servita prima delle ore 21. Appena ne avevamo l’occasione, a piedi raggiungevamo Santiago, col suo carico spirituale e il suo alone di leggenda. La Cattedrale è il luogo di maggior culto a san Giacomo apostolo: la leggenda vuole che la testa decapitata non cadesse, ma rimanesse fra le mani dell’apostolo, che fu riportato in Spagna su di una barca di roccia, che è oggi visibile di fronte alla chiesa di Muxia.
La tomba rimase nascosta fino all’813 d.C. quando l’eremita Pelayo vide strane luci simili a stelle sul monte Libredòn. Il vescovo Teodomiro autorizzò gli scavi e fu ritrovato un sepolcro al cui interno si trovarono tre corpi, di cui uno con la testa mozzata e l’iscrizione “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”: da allora il luogo è chiamato “San Giacomo del campo di stelle”, da qui Santiago de Compostela. In periodo pre Covid, la statua del santo, veniva abbracciata dai pellegrini.

Il terzo giorno siamo andati a Finisterre per un incontro con le autorità Locali, a vedere alcuni ostelli, case rurali per pellegrini, il mercato del pesce, economia seconda solo al pellegrinaggio. L’incontro col Gal locale ci ha ricordato che il lavoro da fare per rendere appetibili i cammini italiani è ancora tanto, ma che abbiamo molte ricchezze da far vivere a pellegrini e camminatori, che possono partire per motivi che vanno dalla religione alla cultura all’enogastronomia etc. Risulta quindi importante unirci in gruppi di lavoro insieme ai Gal, agli enti locali civili e religiosi, oltre alle attività economiche locali, in modo da favorire sempre più il “movimento lento” come nuova forma di turismo eco sostenibile.

Grazie a questa iniziativa ho arricchito il mio bagaglio culturale e ho sviluppato il desiderio di ritornare con la mia famiglia su questo cammino. Ultima cosa, ma non per importanza, ho portato a casa la voglia di impegnarmi per rendere i nostri cammini e sentieri sempre più frequentati. Non è importante perché camminate, dove camminate, con chi camminate, quanti km fate al giorno; è importante camminare con il cuore, in armonia con il prossimo e l’ambiente, non preoccupatevi delle difficoltà riuscirete certamente a superarle. Buon Cammino e Buona Vita a tutti”.