I campi coltivati della Romagna stanno soffrendo come non mai la siccità, stretti la tra mancanza di pioggia e un Canale emiliano-romagnolo al minimo storico. La soluzione ai problemi degli agricoltori potrebbe arrivare da una ricerca universitaria finanziata da Hera e dalla Regione. Siamo ancora nell’ambito della sperimentazione, ma i risultati sono incoraggianti e promettono acqua in abbondanza e pure un abbattimento dei costi dei concimi. L’idea è semplice: riciclare l’acqua dei depuratori, recuperando a uso agricolo il liquido ‘ripulito’. Per tradurre la teoria in pratica, l’Enea (tramite il laboratorio Lea, afferente alla Rete ad alta tecnologia della Regione Emilia-Romagna) e l’Università di Bologna (Centro interdipartimentale di ricerca industriale “Fonti rinnovabili, ambiente, mare ed energia”) hanno lavorato per due anni, finanziati per 800mila euro dalla Regione e in parte dal gruppo Hera.

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”

L’uso delle acque reflue depurate potrebbe soddisfare fino al 70 per cento del fabbisogno idrico irriguo della Regione Emilia-Romagna, riducendo allo stesso tempo del 32 per cento i costi per i concimi. La sperimentazione si è tenuta al depuratore Hera di Cesena (non lontano dal casello autostradale) e ha portato all’irrigazione di 66 piante di pesco e 54 piante di pomodoro da industria. Le acque reflue depurate, a differenza dell’acqua di rete, contengono già alcune sostanze nutritive necessarie per la crescita delle piante, permettendo un risparmio del 32 per cento di azoto e dell’8 per cento di fosforo (nel caso dei peschi). Per il potassio il risparmio può raggiungere il 98 per cento. Lo studio ha riscontrato la totale assenza di contaminazioni di Escherichia coli, a livello sia di germogli sia di frutti, così come l’assenza di incrementi significativi, al suolo, di coliformi totali e carica batterica.

Il progetto di ricerca è stato possibile grazie all’installazione di una centralina di controllo e di automazione ‘intelligente’, in grado di gestire e ottimizzare il riuso delle acque trattate in funzione delle caratteristiche qualitative e delle esigenze idriche e nutrizionali delle singole colture in campo. Alcuni segnali acquisiti dalla centralina riguardano i parametri di qualità delle acque a valle dei trattamenti secondari, e in uscita dall’impianto, che vengono generati rispettivamente da un sistema di monitoraggio on-line e in tempo reale allestito dal laboratorio Lea-Enea e dalla strumentazione di Hera. Altri segnali provengono dal campo irriguo sperimentale, progettato e realizzato dall’università di Bologna con la collaborazione di Irritec, partner industriale di progetto, dove sono stati posizionati sensori di umidità del suolo, temperatura e conducibilità. La centralina è stata programmata in modo da garantire l’attivazione di pompe, elettrovalvole e dispositivi per l’irrigazione e la fertilizzazione delle piante, in funzione del fabbisogno idrico delle colture e del contenuto di nutrienti già presente nelle acque depurate. In questa fase sono stati sperimentati dei sistemi di micro-irrigazione innovativi, messi a disposizione sempre da Irritec, ed effettuati test sui sistemi di irrigazione intelligente utilizzati, per valutare gli effetti idrologici e agronomici associati alle pratiche di riutilizzo.

Il nuovo sistema sperimentale applicato al depuratore cesenate (dal budget di 1,1 milioni di euro) va nell’ottica di una sempre maggiore valorizzazione dell’acqua, che viene proiettata anche su tutti gli altri impianti di depurazione gestiti dal Gruppo. Le acque in uscita dai depuratori, grazie ad accordi con i vari Consorzi di Bonifica, essendo di buona qualità, possono infatti essere riutilizzate per alimentare i principali canali dei nodi idraulici presenti nelle varie realtà territoriali urbane.

Hera: “L’impatto sarà positivo”

«Questa sperimentazione, finalizzata a migliorare il recupero delle acque depurate – sottolinea Susanna Zucchelli, direttrice Acqua di Hera- si inserisce perfettamente nell’ottica di un sistema di economia circolare, attraverso il riutilizzo della risorsa idrica. La depurazione delle acque reflue, che già di per sé rappresenta un’azione di recupero e di salvaguardia ambientale, viene ulteriormente valorizzata attraverso il loro riuso, con le caratteristiche proprie di queste acque, canalizzandole direttamente nel campo sperimentale, con la prospettiva di generare in futuro un positivo impatto ambientale, sociale ed economico per il territorio».