“Ci sono interventi che non sono più rimandabili, da una nuova rete di condotte che consenta di limitare la dispersione che avviene in fossi e fossati di pianura, alle opere indispensabili per trattenere acqua lungo i corsi di Lamone e Senio così da garantire acqua alle aziende di collina e montagna”.

Con lo stato di siccità conclamata che ha spinto la Regione Emilia-Romagna a dichiarare l’emergenza e con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana, il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte indica le necessarie e urgenti azioni da attuare in provincia: “Oltre ad una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio che possono garantire acqua a servizio dei cittadini, dell’industria e dell’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione – afferma ricordando il progetto nazionale immediatamente cantierabile proposto insieme ad Anbi per fare fronte all’emergenza – ci sono interventi strettamente locali, come una rete di piccola distribuzione più moderna o le opere anti-dispersione sui fiumi di collina, che occorre concretizzare al più presto se vogliamo salvare l’agricoltura e l’economia locale”.

Con il Po che si trova in una situazione da “semaforo rosso” e le temperature che puntano a superare i 40 gradi per l’arrivo dell’anticiclone Caronte, appare evidente l’urgenza di avviare quanto prima il piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo.

Urgenza ribadita da Coldiretti anche nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi nella quale si chiede “che, a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga attivato il sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica e cooperare così per una gestione unitaria del bilancio idrico”.

Le alte temperature rendono più difficile la situazione nei campi – sottolinea la Coldiretti – dove manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni, in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate. Una situazione che sta modificando anche le scelte di coltivazione sul territorio.

A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, dagli ortaggi alla frutta che hanno bisogno di acqua per crescere, ma anche dei foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa.

Ad essere colpito dalla siccità è l’intero territorio nazionale ma particolarmente grave è la situazione nella Pianura Padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La tendenza all’innalzamento della colonnina di mercurio è ormai strutturale in Italia dove – conclude la Coldiretti – la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2018, il 2020, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003.