Occorre più determinazione nel percorrere la strada dell’economia circolare. A dirlo, a Russi, martedì scorso in un incontro promosso dalla Pastorale diocesana Sociale e del Lavoro, è stato monsignor Mario Toso, nostro vescovo. “Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare (cf LS n. 22)”.
L’economia circolare, che la Laudato Si’ pone nell’ecologia integrale, è necessaria per contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta, nostra casa comune. “Perché? Perché il suo sviluppo funzionale o ministeriale alla salvaguardia del creato – dice mons. Toso – è affrontato meglio sulla base dell’ecologia umana, ossia di un’ecologia vissuta e organizzata sulla base di un’antropologia e di un’etica trascendenti”.
Quattro le buone pratiche presentate in serata.
Dismeco
Claudio Tedeschi, presidente della Dismeco di Bologna, prima società, nata in Italia, nel 1977, nel trattamento dei rifiuti tecnologici (elettrodomestici, computers, TV) ha sottolineato l’eccellenza industriale in campo ambientale (delle lavatrici recupera il 98% delle materie prime componenti), anche per la declinazione operativa concreta, nel settore della sostenibilità ambientale, dei precetti connessi alla responsabilità sociale dell’impresa e, soprattutto, della Dottrina Sociale della Chiesa. Didattica green nelle scuole, ricerca universitaria sugli scarti ma, soprattutto, impegno costante di progettualità innovative in campo sociale. Dismeco è stata nominata Migliore Pratica di Economia Circolare, nel 2019, da Confindustria e caso di studio Internazionale, nel 2020, dall’International Waste Work Group.
Caviro
“Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola italiana, – ha detto il suo presidente Carlo Dalmonte – ha adottato un modello di economia circolare col fine di valorizzare e preservare, allo stesso tempo, ogni risorsa per garantire un futuro sostenibile”. Dalle vinacce, infatti, si ricava alcool ed enocianina, un colorante alimentare naturale rosso; dai vinaccioli si ricavano polifenoli; dalle fecce si ricava acido tartarico e dalle acque reflue delle industrie agroalimentari si ricava energia sotto forma di biometano. “Promuovere il riuso, il riciclo e la rigenerazione dei prodotti, dei componenti e dei materiali – ha concluso Dalmonte – sono azioni concrete di sostenibilità, care al Gruppo Caviro, per il territorio e il futuro delle nuove generazioni.”
OrtoInsieme
Ortinsieme è un progetto di partenariato del territorio avviato nel 2017 dalla cooperativa Il Mulino di Bagnacavallo, in sinergia con la Confraternita del Ss Sacramento (proprietaria di un fondo agricolo di 3 ettari a Russi) e il Comune di Russi. Si è sviluppata un’attività di produzione e vendita di ortofrutta con percorsi di formazione e inclusione lavorativa; e una casa colonica che ospita un gruppo appartamento, per il progetto di inclusione abitativa. Tali esperienze sono in completa sinergia e rivolte a persone in condizioni di svantaggio e alle quali si offrono percorsi di inclusione socio-lavorativi che mirano all’autonomia personale. Residenza e attività sono strumenti di una forte integrazione relazionale con la natura e i compagni di percorso attraverso il senso di appartenenza, la responsabilità e la condivisione, la qualità dei rapporti in modo attivo prendendosi cura di tutto ciò che ci circonda, si arriva alla cura individuale. La casa, assieme alla conversione della produzione ortofrutticola in biologico, ha come obiettivi primari la sostenibilità circolare: sociale, ambientale, economica e umana.
Comitato di Amicizia
Il Comitato di Amicizia nasce nel 1964 da Maria Laura Ziani e Raffaele Gaddoni. Si costituisce come associazione di volontariato nel 1972 su invito dell’Abbé Pierre. Nel centro di raccolta materiali in via Argine Lamone a Faenza, i volontari selezionano materiale e recuperano oggetti. Così finanziano le attività a Faenza e nel mondo. A Faenza: inclusione sociale, progetti di sostegno alle persone in difficoltà Nel mondo: promuovere l’alfabetizzazione e la scolarizzazione, sostenere progetti sanitari e di primo soccorso
Le motivazioni: prendersi cura degli oggetti scartati e delle persone ammaccate dalla vita, per restituire vita. Non come luogo della carità, ma della dignità, dell’accoglienza e dell’aiuto reciproco, per riconoscersi tutti come essere umani.
a cura di Giulio Donati