«La famiglia diventa un vincolo di perfezione e un bene relazionale quanto più fa fiorire la sua natura propria, sia da sé, sia con l’aiuto delle altre persone e delle istituzioni, comprese quelle governative. È necessario che in tutti i Paesi siano promosse politiche sociali, economiche e culturali ‘amiche della famiglia’». Lo ha detto papa Francesco, venerdì scorso, ricevendo in udienza i partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in Vaticano.
Il Papa alla Pontificia Accademia delle Scienze sociali: “Una società amica della famiglia è possibile”
Il riferimento del Pontefice è a politiche che «rendono possibile un’armonizzazione tra famiglia e lavoro. Politiche fiscali che riconoscono i carichi familiari e sostengono le funzioni educative delle famiglie adottando strumenti appropriati di equità fiscale, politiche di accoglienza della vita, servizi sociali, psicologici e sanitari centrati sul sostegno alle relazioni di coppia e genitoriali».
La convinzione ribadita da papa Francesco è la seguente: «Una società ‘amica della famiglia’ è possibile. Perché la società nasce ed evolve con la famiglia. Non tutto è riconducibile al contratto, né tutto può essere imposto per via di comando. In realtà, quando una civiltà sradica dalla propria terra l’albero del dono come gratuità, il suo declino diventa inarrestabile. Ebbene, la famiglia è la primaria piantatrice dell’albero della gratuità. La relazionalità che si pratica in famiglia non poggia sull’asse della convenienza o dell’interesse, ma su quello dell’essere, che si conserva anche quando i rapporti si guastano».
Il Pontefice ha più volte citato l’esortazione Amoris Laetitia
Infine, il Papa ha indicato alcune condizioni per «riscoprire la bellezza della famiglia». La prima è «togliere dagli occhi della mente la ‘cataratta’ delle ideologie che ci impediscono di vedere la realtà». La seconda condizione è la «riscoperta della corrispondenza tra matrimonio naturale e matrimonio sacramento. La separazione fra i due, infatti, finisce, da un lato per far pensare la sacramentalità come qualcosa di aggiunto, di estrinseco, e dall’altro lato rischia di abbandonare l’istituto della famiglia alla tirannia dell’artificiale».
La terza condizione è, come ricorda Amoris laetitia, la «consapevolezza che la grazia del sacramento del Matrimonio – che è il sacramento “sociale” per eccellenza – risana ed eleva tutta la società umana ed è lievito di fraternità». «Sappiamo che i cambiamenti sociali stanno modificando le condizioni di vita del matrimonio e delle famiglie in tutto il mondo. Inoltre, l’attuale contesto di crisi prolungata e molteplice mette a dura prova i progetti di famiglie stabili e felici. A questo stato di cose si può rispondere riscoprendo il valore della famiglia come fonte e origine dell’ordine sociale, come cellula vitale di una società fraterna e capace di prendersi cura della casa comune».
«La famiglia è quasi sempre al primo posto nella scala dei valori dei diversi popoli, perché è inscritta nella natura stessa della donna e dell’uomo. In questo senso, il matrimonio e la famiglia non sono istituzioni puramente umane, malgrado i numerosi mutamenti che hanno conosciuto nel corso dei secoli e le diversità culturali e spirituali tra i vari popoli».
Quindi, l’invito a «comprendere che la famiglia è un bene per la società, non in quanto semplice aggregazione di individui, ma in quanto è una relazione fondata in un ‘vincolo di mutua perfezione’».
«Il pensiero sociale della Chiesa aiuta a comprendere questo amore relazionale proprio della famiglia, come ha cercato di fare l’Amoris laetitia, inserendosi nel solco della grande tradizione, ma con quella tradizione, fare un passo in avanti».