Un ascolto attivo e discreto in un luogo protetto. Un mettersi accanto a coppie e persone che vivono un momento di difficoltà. Senza giudicare, ma dando un prezioso sostegno e un percorso che possa trasformare una crisi in un’opportunità di crescita. È questo il servizio che offre il consultorio familiare Ucipem di Faenza, che quest’anno festeggia i 55 anni di attività. In occasione della Giornata nazionale della consulenza familiare, sabato 28 maggio, promossa dall’Aiccef, Associazione italiana consulenti coniugali e familiari, sarà allestito un banchetto informativo dalle 9 alle 12.30 in piazza del Popolo dove sarà possibile conoscere nel dettaglio le attività del consultorio Ucipem e dei volontari che vi prestano servizio.
Il simbolo di questa giornata, che sarà dato alle persone che si fermeranno al banchetto, è un piccolo fiore. «L’attività del consulente è proprio questa: far rifiorire le persone aiutandole a riscoprire le proprie risorse – dicono le consulenti familiari Claudia Monti e Annarita Bandini -. La nostra infatti è una professione non direttiva, ma di accompagnamento alle persone tramite l’ascolto attivo».
“Con la pandemia, per le famiglie è cresciuta molto la difficoltà nella gestione dei figli adolescenti”
In tutto sono una decina i consulenti che operano come volontari all’interno della sede dell’Ucipem in via Severoli 18 e che prestano il loro servizio in maniera professionale e gratuita. In media a Faenza si svolgono circa 120 incontri l’anno, durante i quali si accompagnano coppie e persone ad affrontare diverse problematiche. Dalla mancanza di comunicazione tra marito e moglie fino all’insoddisfazione lavorativa che provoca disagi all’interno della famiglia. «Negli ultimi tempi a causa della pandemia, è cresciuta molto la difficoltà di gestione dei figli adolescenti – spiegano le due consulenti -. In particolare la gestione della rabbia e degli impegni scolastici, frutto della sofferenza vissuta durante la pandemia, che si esprime poi in atteggiamenti provocatori che possono alterare il clima famigliare».
Un percorso di ascolto attivo per aiutare le famiglie ad affrontare le difficoltà, cresce il numero di uomini che vi si rivolgono
Al centro di ogni percorso, che sia in singolo o in coppia, c’è l’accettazione incondizionata di chiunque bussi alla porta del consultorio. «Ci ha sempre colpito vedere le persone arrivare ai primi incontri in grande difficoltà, chiuse anche dal punto di vista del linguaggio non verbale – spiegano -. Ed è gratificante vedere come lungo il percorso si lascino invece andare e capiscano di essere in un luogo protetto. La stessa persona con cui c’era iniziale diffidenza poi ti ringrazia e ti dice addirittura: ’se avessi conosciuto il consultorio prima…’».
Il percorso si svolge in media in 8-10 incontri, cercando di non andare mai oltre 12. «Le nostre non sono sedute di psicoterapia, ma percorsi socio-educativi da un’ora al massimo. I primi colloqui servono a permettere alla persona o alla coppia di raccontarsi, poi si stipula un “contratto di consulenza” in cui si individua la problematica specifica su cui vuole lavorare e ci si focalizza su quella». Nel caso di coppie, si cerca di sviluppare il percorso con due consulenti, maschio e femmina.
«Una delle parole chiave di questo percorso è empatia – precisano – il sentirsi in sintonia con la persona e non giudicarla, ma sviscerare il problema che ti porta di fronte, senza pregiudizi. Per questo il consulente familiare deve fare innanzitutto un gran lavoro su di sé e deve sapersi auto-ascoltare. Dobbiamo sempre avere la giusta distanza con chi ci troviamo di fronte: essere accanto al problema senza esserne assorbiti».
“Dietro ogni persona c’è un grande mistero che dobbiamo saper accogliere”
Il consultorio Ucipem offre poi l’occasione per approfondire come la famiglia sia cambiata in questi anni. «Per molti versi è diventata più fragile – dicono – anche se in passato la rigidità dei ruoli portava molta sofferenza, in particolare alle donne. Questo svincolarsi da ruoli così rigidi ha portato dei pro e dei contro, che sono oggi da gestire. Per esempio, negli anni si sono avvicinati al consultorio sempre più maschi, mentre una volta era quasi appannaggio esclusivo delle donne. Oppure la maggiore libertà di ruoli porta alla tendenza a gettare la spugna prima e a non tollerare dei momenti di difficoltà all’interno della vita famigliare. Questa è una priorità su cui dobbiamo sensibilizzare le coppie». Una costante: il vedere dietro a ogni persona, anche quella che ha subìto episodi drammatici, un grande mistero. «Non diciamo mai che una situazione è impossibile da affrontare, e tante esperienze che abbiamo vissuto lo dimostrano».
Samuele Marchi