70 anni fa, il 6 maggio 1952, Maria Montessori chiudeva la sua vita terrena, nella città di Noordwijk, nei Paesi Bassi, dove si era trasferita temporaneamente presso suoi amici.
Sulla sua tomba si legge, in lingua italiana: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.
Montessori fu una delle prime donne a laurearsi all’Università di Medicina, all’Università “La Sapienza” di Roma; dovette seguire norme rigide per riuscire a far parte di una comunità scientifica composta prevalentemente da uomini e piena di pregiudizi nei confronti delle donne.
Per far pratica di anatomia, ad esempio, fu costretta a farla di notte, perché era scandaloso che una donna si trovasse alle prese con un corpo nudo di un defunto.
Il 10 luglio del 1896 discusse la sua tesi e ottenne la nomina di assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, in collaborazione con Giuseppe Ferruccio Montesano, dedicandosi al recupero dei bambini e delle bambine con problemi psichici, al tempo definiti anormali.
La partecipazione a numerosi convegni pedagogici cominciarono a darle fama: contribuì con il suo impegno all’emancipazione femminile, partecipando a vari congressi dove intervenne con apprezzate relazioni.
Nel 1898 a Torino, in un congresso pedagogico, presentò i risultati delle sue prime ricerche e dopo breve tempo, divenne direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma.
I suoi successi scientifici le valsero riconoscimenti e borse di studio: con il prof. Montesano iniziò una relazione affettiva: rimase incinta e, per non creare scandalo e per poter continuare i suoi studi e i suoi lavori in ambito accademico, nascose la sua gravidanza a tutti, persino a sua madre.
Andò a partorire da sola in campagna senza che nessuno lo sapesse: suo figlio Mario nacque nel 1898.
Lo affidò a una famiglia di Vicovaro, un paesino del Lazio: non lo poté allattare e lo andava trovare nel fine settimana.
Il rapporto con Montesano finì in modo drammatico, quando Maria venne a sapere che il collega avrebbe sposato un’altra donna e lei prese a vestirsi solo di nero, in lutto eterno per quell’amore finito.
Solo dopo la morte di sua madre, Maria poté prendere il figlio, ormai quattordicenne, a vivere con sé, dicendo che era un nipote: la verità fu rivelata solo nel suo testamento.
Educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata, Maria Montessori è oggi nota in tutto il mondo per il suo “Metodo educativo” adottato in migliaia di scuole materne, elementari, medie e superiori.
Pioniera, visionaria e innovatrice, ha combattuto tutta la sua vita per aiutare i bambini a crescere come esseri liberi e creativi.
Sacrificò la sua felicità personale per realizzarsi dal punto di vista professionale.
Riuscì ad essere pienamente madre, pur con tutte le limitazioni imposte dal pensiero dominante del tempo, e divenne anche la madre di tutti i bambini del mondo.
Come ha ricordato, nei giorni scorsi, il Presidente Mattarella nel suo messaggio alla Fondazione per la natalità e al Forum delle associazioni familiari: “Non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità. La Repubblica non può privarsi dei talenti della piena partecipazione femminile. Non è il lavoro ad allontanare dalla maternità, bensì le carenze a supporto della stessa”.
Tiziano Conti