Si terrà sabato 9 aprile, alle 20.30, al Circolo Prometeo di Vicolo Pasolini, 6 a Faenza, la conferenza di Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) e di Rete italiana pace disarmo. Beretta parlerà su: L’Italia ripudia la guerra? Le forniture di armi a Russia e Ucraina e il commercio italiano di armamenti. L’iniziativa già inserita nel programma diocesano della Giornata della Pace di quest’anno è promosso dal Circolo Arci Prometeo con il Gruppo Emergency Faenza e con l’adesione di Overall – Faenza multiculturale.

In questi giorni in cui il anche il nostro Paese, come il mondo intero, si ritrova catapultato in un’ennesima guerra, mentre chiediamo il “Cessate il fuoco” a tutte le parti e la ripresa delle trattative, proponiamo questo incontro per approfondire il tema delle forniture di armi avvenute negli anni scorsi alle Russia e in questi giorni all’Ucraina e, più in generale, del commercio italiano e internazionale di armamenti.

La crisi ucraina e l’inadeguatezza dello strumento militare per sostenere la resistenza di una popolazione aggredita evidenzia la necessità di un nuovo modello di difesa che includa a pieno titolo la difesa civile non armata e nonviolenta, la costituzione di corpi civili di pace, l’utilizzo diffuso della diplomazia popolare internazionale.

La storia dell’umanità per proseguire ha bisogno che siano cercate altre soluzioni di tipo nonviolento, e che per metterle in atto occorre prepararsi. Oggi più che mai bisogna mettere la guerra fuori dalla storia. Magari non dovremmo parlare oggi di guerra in Ucraina, se avessimo nell’ultimo decennio aiutato gli ucraini ad organizzare mezzi di difesa civile non armata e nonviolenta. Invece di aumentare le spese per gli armamenti gli europei dovrebbero rivedere e ridiscutere il sistema di difesa all’interno dei paesi UE.

“Le guerre sono tutte uguali per le vittime che solitamente sono nella gran parte tra la popolazione civile – scrive Beretta -. Ma sono tutte uguali anche per le industrie militari che utilizzano questi conflitti per testare nuovi sistemi di armamento per poi proporli col marchio “testato in teatro di guerra” nel mercato internazionale. Sono differenti invece per quanto riguarda gli attori in campo e le potenze coinvolte, spesso anche dietro le quinte”.