Dal 21 al 24 marzo scorso si è svolta ad Assisi la Tre giorni di formazione liturgico musicale dell’associazione Santa Cecilia. Un appuntamento che ogni anno propone un programma intenso di riflessione su temi che stanno a cuore a coloro che prestano un servizio alla liturgia. I partecipanti provengono dalle Diocesi di diverse parti d’Italia ed è un’opportunità per musicisti, coristi, compositori, direttori e animatori della Liturgia, per formarsi, scambiarsi esperienze e studiare canti nuovi per Lodi, Vespri e celebrazioni. Quest’anno il tema era: La missione della Musica Sacra secondo Papa Francesco.

Diversi relatori hanno apportato il loro contributo alla riflessione sul ruolo che la musica svolge nell’azione liturgica.
Il professor padre Giuseppe Midili ha presentato un contributo volto a farci entrare nella motivazione del nostro servizio alla liturgia. Midili è partito citando un passaggio fondamentale del Discorso che papa Francesco ha rivolto alle Scholae Cantorum, il 28 settembre 2019 e che il Papa rimarca ogni volta che incontra le diverse realtà musicali che animano le nostre Liturgie. «Insieme – disse il Papa – vi prendete cura della preparazione artistica e liturgica, e promuovete la presenza della schola cantorum in ogni comunità parrocchiale. Il coro infatti guida l’assemblea e – con i suoi repertori specifici- è voce qualificata di spiritualità, di comunione, tradizione e cultura liturgica. Vi raccomando di aiutare a cantare tutto il popolo di Dio, con partecipazione consapevole e attiva alla Liturgia. Questo è importante: la vicinanza al popolo di Dio».

Il tema della “partecipazione”

Midili ha sviluppato tre punti: il Popolo di Dio nel contesto liturgico; la vicinanza al popolo di Dio in chiave pastorale e l’esperienza della liturgia. Occorre riflettere sul fatto che la Riforma liturgica è ben avviata ma non è completa e che l’unione ecclesiale non è la semplice somma dei credenti. Facendo riferimento ai documenti conciliari, dove si parla di “partecipazione”, è emerso che è una parola mal compresa, perché partecipazione significa “offrire se stessi in Cristo al Padre”. Nella Evangelii Gaudium (n.114), il Papa scrive: «Essere Chiesa significa essere Popolo di Dio». Il soggetto dell’annuncio del Vangelo è tutto il popolo di Dio e la Liturgia è vita per l’intero popolo della Chiesa, essa è azione per il popolo e anche del popolo. Il popolo di Dio è comunità che celebra. L’Eucaristia non è un sacramento “per me”, ma un sacramento di molti che formano un solo corpo, il popolo di Dio.
Già nell’Ordinamento Generale del Messale Romano, si dice che la preparazione pratica di ogni celebrazione si faccia con tutti coloro che sono interessati rispettivamente alla parte rituale, pastorale e musicale, sotto la direzione del rettore della chiesa e sentito anche il parere dei fedeli per quelle cose che li riguardano direttamente. Quindi formazione liturgica significa aiutare il popolo di Dio a interiorizzare la preghiera della Chiesa, cioè a riscoprire i contenuti e i riti.

Il canto liturgico apre al Mistero

Questo tema ne coinvolge un altro che è quello della catechesi, che deve avere un costante dialogo con la liturgia. Occorre riscoprire una catechesi liturgica mistagogica, cioè non solo come preparazione ai sacramenti, ma come iniziazione alla vita cristiana. La Chiesa ha sempre vissuto prima la liturgia, poi spiegava i segni, i gesti, i contenuti con la catechesi. Per quel che riguarda il canto liturgico, è molto importante, perché se accompagna il segno evoca, apre al Mistero, per questo occorre far capire bene la differenza fra il cantare nella Messa e cantare la Messa. Si sono poi succeduti vari relatori fra cui il cardinale Robert Sarah, il maestro Cimagalli, don Donella, il maestro Baiocchi, monsignor Liberto, il maestro Manganelli. Ognuno di loro ha sottolineato l’importanza della preparazione delle Celebrazioni e del farlo “insieme”, riferito ai vari componenti del gruppo liturgico, compreso qualche membro dell’assemblea.

Il maestro del coro deve avere una solida preparazione musicale e un’appropriata dimensione spirituale, perché l’arte soprattutto in questo campo è dialogo, cioè capacità di accogliere e di donare. Il canto dei cristiani è espressione di stupore perché hanno capito di essere inseriti nel mistero dell’Incarnazione e Risurrezione. Riguardo ai concerti di musica sacra, si pensa che aiutino a entrare in una dimensione spirituale che può contribuire a iniziare un cammino di approfondimento spirituale. E possono essere inseriti nel concetto di “Chiesa in uscita” spesso richiamato dal Papa. Questo è quello che è emerso durante la Tre giorni.

Vincenza Morini