«Non esistono documenti già pronti nei cassetti». Con questa frase don Valentino Bulgarelli, segretario della Cei e del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, ha chiuso il convegno nazionale per i referenti diocesani che si è tenuto a Roma il 18 e 19 marzo scorsi. In tutto 310 referenti rappresentanti di quasi 160 Diocesi italiane, fra le quali la nostra di Faenza-Modigliana. Due giorni orientati all’incontro e allo scambio reciproco, al raccontarsi e al vedersi in presenza, rilanciando il desiderio concreto e reale che le varie Chiese particolari hanno di camminare insieme.

Un momento molto forte di condivisione e di sperimentazione pratica di un autentico stile sinodale che sta diventando sempre più concreto e capillare nelle varie Diocesi. Al centro dei lavori di questo convegno la sintesi diocesana. Ma l’intenzione non è stata enfatizzare solo la produzione di un documento. Questo lo abbiamo ripetuto più volte. L’attenzione e la preoccupazione di Roma – e nostra – è permettere che quanto si è messo in moto in questi mesi, l’ascolto e la restituzione di tante realtà, di tante persone, possa avere un riscontro, una fecondità pratica e concreta. A questo servirà anche la nostra sintesi diocesana che siamo chiamati a inviare alla Cei entro il 30 aprile.

Il convegno è stata l’occasione per misurarci con il servizio di redazione di queste dieci pagine sintetiche di tutta l’esperienza di ascolto raccolta dai moderatori e segretari dei nostri Gruppi sinodali. Più di un centinaio di Gruppi stanno ultimando gli incontri sinodali, riassumendo i frutti significativi in una sintesi da inviarci entro il 3 aprile. Il servizio dell’equipe sarà la redazione della sintesi diocesana. Raccolta, lettura, scrittura, correzione e, soprattutto, preghiera. Questo processo di redazione deve essere inserito in un contesto spirituale, dove l’equipe è chiamata a mettersi con impegno e coscienza in ascolto dello Spirito che parla nei materiali raccolti dai vari Gruppi sinodali. Il più grande ostacolo che abbiamo affrontato è stata la tentazione di mettere noi stessi al centro, facendo dire alle varie relazioni quello che noi avremmo voluto fargli dire. In questo senso saremo chiamati a un salutare decentramento per lasciare parlare non noi stessi, ma lo Spirito, i desideri profondi, le proposte che odorano della Sua dolce presenza.

i referenti diocesani del Sinodo