Fresco di stampa, è in libreria La piccola Chiesa nella grande Russia. La mia vita, la mia missione. Edizioni Ares, è scritto da monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo cattolico a Mosca, con Riccardo Maccioni, giornalista di Avvenire. Ordinato sacerdote nel 1990, Pezzi si è laureato in Teologia Pastorale con una tesi sui dialoghi internazionali dei movimenti ecclesiali. Nel settembre 1993 partì per Novosibirsk, in Siberia. Cinque anni dopo venne richiamato a Roma, ma nel 2003 fu mandato a Mosca e San Pietroburgo. Qui fu rettore dell’unico Seminario cattolico russo fino al momento della consacrazione episcopale nel 2007.

L’arcivescovo Pezzi, dalla recente invasione dell’Ucraina, è spesso interpellato dai mezzi di comunicazione per avere un suo giudizio in merito ai fatti che da un paio di settimane tengono il mondo col fiato sospeso. Per esempio, riportava Avvenire il 27 febbraio, «Un bel gesto la visita del Pontefice all’ambasciata russa. Come cristiani noi abbiamo da portare qualcosa di unico, cioè la riconciliazione». Questo il giudizio sulla visita fuori protocollo, di papa Francesco, a sollecitare uno stop ai combattimenti. E qualche giorno prima, al Sir, aveva dichiarato: «Occorre che noi crediamo veramente nella forza del perdono».

Un libro con il quale monsignor Pezzi ripercorre la propria vita

Nel libro appena uscito, monsignor Pezzi parla della sua vita, della sua famiglia e dei segni e degli incontri che ne hanno indirizzato l’esistenza. L’ordinazione sacerdotale e l’esperienza missionaria in Siberia che lo hanno portato a essere oggi il vescovo di una piccola comunità cattolica, sparsa sull’immenso territorio della grande Russia. Una vita di relazioni. Tante relazioni. Con quei pochi cattolici sparsi nella grande Russia, ma anche con le varie realtà religiose che si possono incontrare in un così grande Paese, a partire ovviamente dal mondo ortodosso. Relazioni fra fratelli in Cristo. Relazioni proiettate verso l’unità, almeno nel cammino terreno come cristiani. Dalla descrizione di queste relazioni, sul loro sviluppo nella quotidianità, come all’incrocio inevitabile con la “grande storia” (vedi l’incontro a Cuba fra il primate di Mosca Kirill e papa Francesco), c’è modo di giungere alla cronaca dei nostri giorni. Alle diatribe e separazioni interne al mondo ortodosso, fino alle cronache di guerra in Ucraina.

La speranza in Cristo che monsignor Pezzi confessa come certezza, porta a indicare come uscire dalla crisi odierna, costruendo una Chiesa sinodale. E rispondendo alla domanda su cosa direbbe al bambino che era da piccolo, conclude così l’intervista finale: «A quel bambino racconterei che tutto nasce dal sorriso di Dio, e lì termina. E che la vita è la più meravigliosa delle avventure alla ricerca continua di quel sorriso che ci accompagna. Perché è la nostra vocazione».

a cura di Giulio Donati