La vista del paesaggio arido, più tipico della meseta spagnoli che non della fertile pianura romagnola, è un segnale inequivocabile della perdurante siccità, che colpisce anche il territorio di competenza del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.
I dati rilevati dal pluviografo installato presso la sede dell’ente a Lugo sono significativi. Se le precipitazioni registrate nello scorso mese di gennaio sono tutto sommato in linea con la media dall’anno 1993, con una live riduzione del 9%, ben peggiore è il dato riferito all’ultimo periodo da novembre a gennaio, che rispetto alla media dello stesso arco temporale (1993-2022) fa emergere una riduzione del 36%.
Il dato è ancor più preoccupante se si considera che il 2021 verrà ricordato come un anno particolarmente siccitoso, nel corso del quale le precipitazioni sono risultate pari a circa la metà del quantitativo abituale. Si auspicava una compensazione del deficit idrico del 2021 e si assiste invece a un ulteriore aggravarsi del fenomeno.
Questa situazione, che rischia di configurarsi come drammatica se non si inverte la tendenza nell’andamento meteorologico, esige una pronta risposta per evitare che determini conseguenze devastanti per i comparti produttivi locali. E da parte del Consorzio di bonifica la reazione è stata immediata.
Il comprensorio dell’Ente si caratterizza per l’elevata densità relativa della coltura della barbabietola porta seme. Si tratta di una produzione agricola che, in presenza di condizioni climatiche anomale qual è la siccità dell’ultimo periodo invernale, richiede un approvvigionamento idrico anticipato rispetto all’inizio ordinario della stagione irrigua, fissato al 15 marzo.
Se l’approvvigionamento non è tempestivo, non vi sono, infatti, le condizioni per lo sviluppo delle piantine normalmente messe a dimora a cavallo tra i mesi di gennaio e febbraio. Ciò avrebbe pesanti conseguenze economiche per i produttori, se si considera che la PLV a ettaro della bietola porta seme si colloca in un range tra i 5.000 e gli 8.000 euro.
Per questo motivo il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentalesi è prontamente attivato per cercare di anticipare le richieste di approvvigionamento idrico delle aziende agricole che praticano questa coltura. Nei giorni scorsi, grazie a un servizio di messaggistica da tempo approntato dall’ente, è stato possibile censire richieste di attingimenti da canali o prelievi dagli idranti di impianti in pressione per ben 70 corpi aziendali, con una superficie interessata di più di 400 ettari distribuiti in modo uniforme tra i comparti idraulici dell’ambito di pianura.
In considerazione del notevole volume di richieste, l’Ente si è quindi attrezzato per anticipare l’attivazione dei propri sistemi irrigui. Ciò ha richiesto anche l’attivazione del servizio di reperibilità irrigua nei fine settimana, necessario per vigilare sul corretto funzionamento degli impianti e assicurare che la funzione irrigua accessoria dei canali consorziali non vada a detrimento di quella primaria di bonifica idraulica.
«Questa elasticità organizzativa è da considerarsi diretta conseguenza della particolare natura istituzionale del Consorzio di bonifica, che è ente pubblico economico la cui governance è in massima parte espressione delle forze produttive locali – interviene il Presidente del Consorzio Antonio Vincenzi – Questa caratteristica, che è iscritta nel codice genetico dell’Ente, ha inoltre portato il Consorzio a dichiarare la propria disponibilità ad attivare in via anticipata i sistemi irrigui per i trattamenti antibrina, allo scopo di scongiurare le perdite di produzione dovute alle gelate primaverili, che, purtroppo, sono state un fenomeno costante negli ultimi anni per le colture frutticole».