A Ronco, domenica 20 marzo, alle 14.30 è in programma una concelebrazione in cui ricordare padre Daniele Badiali, in occasione dell’anniversario della morte. Quest’anno sono 25 anni da quel tragico 18 marzo 1997 in cui il suo corpo venne trovato esanime, con una pallottola in capo. Fosse vivo avrebbe 60 anni, quindi un’età nella quale sono ancora molti che in qualche modo lo conobbero. Molti nel faentino, o nelle missini Omg, lo ricordano ancora. Ma cosa ci rimane oggi di questo sacerdote missionario?  Seguendo il vescovo Italo, che al momento della sua morte stava per giungere a Faenza, dobbiamo “seguire la traccia da lui segnata sulle orme di Gesù, potrà significare per tutti noi portare a pienezza, quindi fare nostro personalmente il testamento di vita che egli ci ha lasciato donando la sua vita per il Vangelo” (dalla prefazione di “Dio al di sopra di tutto”).

“Le vie della conversione che padre Daniele ha percorso sono la carità e la croce. La carità rende liberi per donare tutto ai poveri, come Gesù chiede a coloro che lo vogliono seguire. E la via maestra che anche p. Daniele ha percorso fino in fondo e che ora lascia a noi come una consegna e una promessa” (omelia di monsignor Stagni, 19 ottobre 2014).  Nel 2017 esce “Vado io”, Emi Bologna, a cura di Gerolamo Fazzini. L’editorialista di Avvenire ha sottolineato come “oggi padre Daniele parla a tanti … per la tormentata ricerca di Dio che lo ha visto protagonista”.

Infine, il nostro vescovo Mario ci ricorda (omelia del 18 marzo 2018) che “Nelle sue lettere ci sono frasi terribili contro una pastorale accattivante, che facilita le proposte educative, abbassando l’asticella. A tale visione opponeva la via dell’amore entusiasta, convinto, ossia la via della croce: il metodo del sacrificio personale, del lavoro, dello spendersi completamente per i poveri, per amore di Gesù Cristo”. Gesù emerge come chiaro punto di riferimento della sua vita. Non nel pensiero, ma nella concretezza della vita quotidiana. Dei suoi incontri. Quella concretezza che non solo lo aveva portato in mezzo ai poveri delle Ande, ma lo accompagnava negli incontri, nello scrivere lettere e canzoni. Che lo portò anche non solo ad aprire la porta a chi bussava, ma ad accogliere in uno spazio della sua casa i più piccoli che nessuno voleva. Tutto, sempre, per Gesù.

a cura di Giulio Donati