Sabato 29 gennaio alla chiesa arcipretale di Fusignano a fine messa don Beppe legge gli avvisi. Tra le altre spicca una raccomandazione: “lunedì prossimo nei locali del ricreatorio ci sarà una riunione sinodale, riproposta in tale data per via dei pochi presenti solo 7 persone. Chissà se è aperta a tutti o se vi può partecipare solo il consiglio pastorale o altri su indicazione dei medesimi come sostiene mia moglie. Il covid ed altri acciacchi mi fanno frequentare la parrocchia in modo saltuario, non so più che cosa sta succedendo. A suo tempo don Marco mi aveva pregato di candidarmi ma penso di non aver avuto neppure un voto, eppure mi piacerebbe partecipare e dire la mia. Parlerei dei bei tempi in cui l’arciprete era nominato a vita, conosceva tutti gli abitanti del paese e aveva con ciascuno un dialogo, anche con i mangiapreti anzi forse più con loro che con altri.

Don Giovanni frequentava abitualmente il bar dei comunisti, perché allora si era diviso le parrocchie, a dire il vero erano due quella rossa e quella bianca ma poi molto è cambiato, quella rossa si è scolorita e quella bianca… Che bello che i muri sono crollati e tutti siamo fratelli compagni amici!   Mi guardo intorno nella grande chiesa ci sono una trentina di persone quasi tutte donne …sono andato a messa a Masiera e c’erano una quarantina di persone metà uomini… che strano!

                    Procediamo con le nostre riflessioni quelle che mi vengono in mente e che direi al santo Sinodo nel ricreatorio, Ho l’impressione che noi che frequentiamo ci sentiamo un po’ privilegiati, siamo ancora i buoni. Ma forse ci converrebbe pensare un po’ di più al discorso di Gesù sul fariseo che sta davanti nel tempio ed il peccatore che sta in fondo, invece quello che proprio mi viene da pensare è che come comunità cristiana parrocchiale cattolica, abbiamo perso vari treni appunto perché chiusi nel nostro orgoglio di privilegiati. Noi siamo qui loro sono rimasti fuori anche se stiamo invecchiando tutti, anche se non abbiamo più steccati, a proposito mi sa che stiamo perdendo anche ora un treno che sta passando. Il paese si riempie di persone che vi vengano per trovare qualche risorsa e noi le snobbiamo: abbiamo un enorme capitale di valori di arte di storia: Fusignano del nostro santo, Savino appunto primo vescovo di Faenza, Fusignano della foresta Liba, dei Calcagnini, dell’albero della libertà, della settimana rossa e di papa Roncalli. Ma non ci scomodiamo a parlare a loro, a quelli che vengono e poi se ne vanno. Come non condividere con loro la nostra ricchezza la nostra storia, come non essere curiosi della loro storia della loro ricchezza, come non mostrare a loro il sarcofago di San Savino, la pala di Dosso Dossi, la storia gloriosa della nostra morente cooperativa, queste cose direi agli amici se mi trovassi in mezzo a loro nel ricreatorio.

lunedì 31 gennaio festa di san Giovanni Bosco alle ore 20,30