Una platea gremita quella che giovedì 27 gennaio ha accolto con grande attenzione
Alessandro Albertin e il suo Perlasca. Finito lo spettacolo ero pervaso da una forza come
non mi capitava da tempo e ho pensato di scrivere una recensione dello spettacolo per
consigliarlo a chiunque, ma nel weekend ho letto commenti, messaggi, mail riguardanti lo
spettacolo e ho pensato di lasciare che la recensione venisse scritta direttamente dal
pubblico con le emozioni e le impressioni che avevano provato:


“Ma lei che cosa avrebbe fatto al mio posto?”
Così, quasi schermendosi, Giorgio Perlasca rispondeva a chi gli chiedeva i motivi che fra
1944 e 1945 l’avevano indotto a intraprendere una serie di ingegnose iniziative, anzi di
spericolati raggiri, che avevano salvato la vita a non meno di 5000 ebrei, nascosti nella
Budapest occupata dai nazisti. Perlasca si trovava a Budapest per affari e nella questione
ebraica fu coinvolto per caso, complice l’ambasciatore spagnolo. Sono coincidenze che nella
vita capitano, come ci sono momenti in cui uno non si chiede che cosa sia giusto fare:
semplicemente lo sa e lo fa. Qualcosa del genere era capitato a Oskar Schindler e Perlasca
ora è ricordato come lo Schindler italiano.

Alessandro Albertin è un attore legato a Perlasca da altre coincidenze biografiche: è
originario di Maserà di Padova, dove Perlasca a lungo visse. Così, ha potuto raccogliere su
di lui anche memorie familiari. Ora ha scritto, ha messo in scena e interpreta (da solo!) nei
teatri d’Italia la storia non troppo ordinaria del suo quasi concittadino.
Giovedì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, Albertin era a Faenza, al Masini ed è stato un grande successo. È rimasto in scena per un’ora e mezza, senza alcun
intervallo, e ha prestato voce a tutti i personaggi del dramma: al protagonista, ai suoi
complici, alle vittime, ai carnefici. Senza mai cambiare abito, solo modulando la voce e
spostandosi con balzi felini sul palcoscenico nell’alternarsi dei personaggi interpretati.
Un’acrobatica performance di grande intensità e anche una dimostrazione di invidiabile
resistenza.
Il pubblico che gremiva la platea ha trattenuto il fiato per novanta minuti (eppure erano tanti i
giovanissimi), poi è esploso in un applauso che non finiva più. Un successo meritatissimo.

Prof. Stefano Drei

Il pubblico era vario, c’erano scuole, istituzioni, abbonati, curiosi e appassionati. Ma le
impressioni e i commenti ricevuti sono stati tutti entusiasti sia su facebook poche ore dopo lo
spettacolo…

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Screenshot 6
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Quelli che leggete sono solo una piccola selezione dei tanti messaggi ricevuti, se siete curiosi potete andare sulla pagina di Alessandro Albertin per leggerli tutti. Toccante anche la lettera che ha inviato il figlio di Giorgio, Franco Perlasca, alla città e al Teatro per ringraziare l’attore che racconta la storia del padre. La lettera è stata letta dal sindaco di Faenza Massimo Isola. Trovate la lettura sulla pagina del Teatro Masini, mentre al seguente link la lettera: https://docs.google.com/document/d/1UilgpVvK8j8v5DVwQpb_qz9HAMkWtSuO/edit?usp=sharing&ouid=105874281674363109474&rtpof=true&sd=true

<< Ha lasciato a noi tutti un grande testamento spirituale rappresentato dalle parole con cui rispose a una domanda di Giovanni Minoli, durante il Mixer del 1990: “perché ricordare questa sua vicenda?” Rispose: “vorrei che questa mia vicenda fosse ricordata dai giovani affinché sapendo quanto successo sappiano anche opporsi a violenze del genere se mai dovessero ripetersi”. >>

Credo che la richiesta fatta da Giorgio Perlasca sia stata rispettata e onorata (finalmente) da questo grande attore che porta magnificamente sul palco la storia restituendola a tutti noi.

Veronica Bassani