Chiusi tre giorni per Covid-19. È quanto accaduto alla Farmacia Ottaviani dal 4 al 6 febbraio scorsi, con tanto di comunicazione alla porta e sulla pagina Facebook. Tre giorni difficili per le persone della vallata del Lamone che, per fare il tampone, potevano e possono contare solo su questa farmacia. In un primo tempo, infatti, il titolare contagiato si era isolato e la conduzione era passata alla figlia. Quando anche lei è diventata positiva e il padre non era ancora tornato negativo, è stato gioco forza abbassare la saracinesca. «C’è stato un momento in cui avevamo raggiunto i 100, 120 tamponi al giorno – spiega il titolare dottor Antonio – per cui quei giorni di chiusura ci siamo potuti riposare. Va però detto che ora anche il numero dei tamponi è calato».
Proviamo a chiedere se questo fatto sia il frutto di un cambio di linea verso la vaccinazione. «Un 20% direi di sì. – spiega -. Poi c’è una percentuale di persone che magari si sono contagiate e in questo momento possono muoversi per alcuni mesi proprio grazie alla guarigione. Poi, però, ci sono anche gli irriducibili, in particolare donne. Qualcuno, dopo aver atteso invano un contagio, per evitare la vaccinazione ha preferito perdere il lavoro; qualcun altro si è messo in aspettativa, in attesa che cambino le direttive». Sempre aperti e pronti a rispondere alle richieste di tutti per tutelare la salute. Questo è il lavoro delle farmacie, in particolare se sono l’unico o quasi, presidio di paese o di vallata. Grazie alla sua esperienza, Antonio non nasconde il suo dissenso rispetto ad alcune decisioni generali che a suo dire non hanno aiutato a fare il meglio nella lotta al Covid-19. «Quest’inverno – dice -, almeno nel momento dei maggiori contagi, le scuole a mio avviso andavano tenute chiuse. Non a oltranza, ma nel momento del picco sì. Perché proprio i bambini, in fin dei conti, sono diventati i portatori di contagio nelle proprie famiglie. Ora però, per fortuna, i contagi sono in calo».
a cura di Giulio Donati