Il 28 febbraio è un compleanno facile da ricordare per me che sono nato il giorno prima, e anche qualche anno dopo. Auguri al numero uno per eccellenza e nel vero senso della parola: Dino Zoff, portiere del Napoli, poi della Juventus e della Nazionale italiana, con la quale ha vinto il Mondiale di Spagna 1982. Un numero uno che ha segnato la storia del calcio italiano.

La parata simbolo della sua carriera resta quella dello storico 5 luglio 1982 al Sarrià di Barcellona, contro il Brasile. Perché è vero che Pablito Rossi firmò tre gol, ma, senza quell’intervento di Zoff che, a pochi istanti dalla fine, bloccò sulla linea un colpo di testa di Oscar, la partita sarebbe finita 3-3, decretando l’uscita dell’Italia dal Mundial. Invece l’Italia andò avanti. Gli azzurri in silenzio stampa incaricarono come portavoce il capitano, cioè Zoff. Sì, proprio lui, il più taciturno: poi sconfissero anche la Polonia, in semifinale, e la Germania in finale.

Zoff, quarantenne che sembra un giovanotto senza neanche un capello bianco, sollevò al cielo la Coppa del Mondo al Santiago Bernabeu di Madrid in quel mitico 11 luglio 1982. Lo abbiamo visto finalmente sorridere felice, lui che è sempre pacato, riservato, di poche parole e rare esternazioni. Di ritorno dal Mundial, giocò la più famosa partita a carte della storia del calcio, con il presidente della Repubblica Pertini, Bearzot e Causio, su un aereo dell’Aeronautica Militare, nel volo da Madrid a Ciampino.

Negli anni ’70 e ’80 Dino Zoff è stato indubbiamente uno dei migliori portieri del mondo. Pur essendo l’antidivo e l’antieroe per eccellenza, così lontano dall’esuberanza e dall’ostentazione di alcuni calciatori, è chiamato SuperDino, diventando per tutti quasi un eroe suo malgrado. Il suo carattere timido, schivo, apparentemente freddo, probabilmente gli deriva dalla sua terra, il Friuli, dove è nato il 28 febbraio 1942 e dove è cresciuto, al pari del suo mentore Enzo Bearzot, per tutti il “vecio” (“Era un comandante, stava davanti a prendere le pallonate e a difendere tutti. Aveva il coraggio di affrontare le cose con un’onestà feroce. È stato per me un secondo padre, che mi ha aiutato molto”).

La figura del portiere rispecchia appieno quel suo carattere discreto, riservato e taciturno. Chi decide di fare il portiere sa di avere delle grandi responsabilità nell’esito di una partita. Solo, davanti alla porta, a difenderla con tutte le forze. La solitudine di un portiere è simile a quella del ciclista e di un mito del ciclismo, il numero uno Fausto Coppi, che Dino ha sempre ammirato.

Oltre a quello di presenze, Superdino ha al suo attivo due record davvero notevoli: con la Nazionale è rimasto imbattuto per 1.134 minuti, dal 20 settembre 1972 al 15 giugno 1974, quando nella partita contro Haiti venne infilato da Sanon; in campionato ha mantenuto inviolata la porta per 903 minuti nella stagione 1972-73, record rimasto imbattuto per vent’ anni e superato dal portiere del Milan Sebastiano Rossi nel 1994.

Auguri di buon compleanno al nostro Superdino, per sempre numero uno!

Tiziano Conti