Anche i comuni dell’Unione della Romagna faentina aderiscono all’iniziativa ‘Stop alle bombe sui civili’, iniziativa promossa dall’ANVCG, l’associazione nazionale vittime civili di guerra.
Nel mondo, attualmente, sono in atto decine di conflitti armati e di guerre, dichiarate e non, la cui violenza sempre più si abbatte sulla popolazione civile, causando morti, invalidità e distruzione, oltre che la sistematica violazione dei diritti umani fondamentali.
Decine di migliaia le persone che ogni anno perdono la vita o rimangono mutilate. Larga parte delle vittime sono civili, il target principale della violenza dei conflitti armati, con una proporzione che attualmente si aggira intorno l’80%, secondo i report di associazioni che monitorano le conseguenze dei conflitti.
Le cause di questo fenomeno sono tante, ma una delle principali è l’incremento dei bombardamenti dei centri abitati. Oltre ai danni diretti alle persone, non vanno poi sottovalutati le conseguenze su edifici e infrastrutture vitali per la salute pubblica e lo sviluppo futuro dell’area interessata, anche per la presenza sul territorio di ordigni la cui pericolosità rimane una minaccia per decine e decine di anni.
Nonostante l’unanime condanna molto resta da fare per garantire una efficace azione di contrasto a questo drammatico fenomeno, a partire dallo sviluppo della normativa di diritto internazionale che attualmente non prevede regole che riguardano in modo specifico i bombardamenti sulle aree densamente popolate.
Questa esigenza sta diventando sempre più pressante ed è sempre più urgente individuare mezzi per ridurre danni causati dai bombardamenti. Molte organizzazioni hanno dato vita a una rete internazionale, la INEV, International network on explosive weapons, che ha lanciato la campagna ‘Stop bombing town and cities’ per tentare di ridurre le sofferenze prodotte dai bombardamenti sui centri abitati.
L’associazione Vittime civili di guerra che tra l’altro promuove il rispetto dei diritti umani delle popolazioni civili in conseguenza di guerre e conflitti armati, ha aderito a questa campagna e la sta promuovendo in Italia con lo slogan ‘Stop alle bombe sui civili’.
La campagna italiana è stata lanciata per la prima volta dall’ANVCG nel 2018 e le sedi territoriali da allora hanno organizzato punti informativi nelle piazze italiane per diffondere materiale e informazioni sulla campagna. Grazie poi al protocollo d’intesa con il MIUR, che riconosce all’ANVCG un ruolo educativo è stato possibile coinvolgere le scuole cosa che tra l’altro ha permesso il moltiplicarsi di iniziative: maratone, cerimonie pubbliche, spettacoli musicali e teatrali.
Domani, 1° febbraio 2022, Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, alle 15.30, è in programma un evento nella sede nazionale dell’Anci a Roma dal titolo ‘Il ruolo degli enti locali per una concreta attuazione della legge del 25 gennaio 2017 n. 9 secondo l’articolo 2’. All’interno del quale verrà presentato il Protocollo d’Intesa per attuare azioni per promuovere l’attuazione dei principi e dei valori della legge istitutiva della Giornata presso tutte le comunità locali.
“Il dramma di quelli che minimizzando vengono definiti ‘danni collaterali’ nel corso dei conflitti, guerre civili e atti terroristici -spiega il presidente dell’Unione Massimo Isola– è uno degli aspetti meno noti e forse meno riportati dai media. Al centro c’è sempre la persona, donne, uomini e bambini che, pur non partecipando attivamente a eventuali scontri, rimangono vittime della ferocia di altri.
In questi casi c’è chi perde la vita e chi invece rimane segnato per sempre. Proprio in questi giorni l’immagine di quel padre mutilato che si regge su una stampella e gioca con il figlio nato senza arti inferiori e superiori per una malformazione causata dall’assunzione di farmaci dalla madre colpita durante la guerra dal gas nervino in Siria, laddove ce ne fosse stato bisogno, ci ha ricordato la drammaticità degli effetti dei conflitti sulla popolazione civile, non direttamente coinvolta in guerre di potere ma, poi sono quelli che subiscono le conseguenze più pesanti.
Senza dimenticare poi che i luoghi, strutture sanitarie o servizi logistici indispensabili alla popolazione, colpiti da bombardamenti o al centro di conflitti, rimangono inutilizzabili per anni prima di essere bonificati e ricostruiti.
In ultimo non si può non pensare alle conseguenze indirette dei conflitti in determinate zone del pianeta che spingono le popolazioni ad abbandonare i loro paesi alla ricerca di luoghi dove poter vivere in pace. È per questo che con forza e convinzione, come Unione dei comuni, aderiamo a questa importantissima iniziativa di civiltà”.