Prosegue il nostro approfondimento su giovani e cultura con Veronica Bassani, 27 anni. Da sette anni fa parte dell’associazione Fatti d’arte di cui, dal 2020, è presidente. Uno degli ambiti principali di questa realtà è il teatro, messo a dura prova dalla pandemia. «Nel 2020 abbiamo lavorato moltissimo con il digitale tra i corsi teatrali in Dad – racconta – il Sorelle festival, appuntamento fisso di marzo per noi, che quest’anno abbiamo sviluppato tra dirette e tour digitali, così come anche Tappe della Memoria, museOpen, progetto che ha permesso di rinnovare con murales, qrcode, mappe e collaborazioni tra giovani il Museo Malmerendi. In questo momento mi sto occupando del teatro ragazzi e dei laboratori nelle scuole sulla parità di genere attraverso il progetto della Romagna Faentina Donne libere e protagoniste».
Intervista a Veronica Bassani: “Nel 2022 come Fatti d’arte saremo partner del progetto People 2050 di Copenaghen”
Per quanto riguarda l’associazione Fatti d’Arte che novità avete in cantiere nei prossimi mesi?
Siamo molto felici in questo momento perchè domenica 12 dicembre c’è stato la sesta edizione del saggio invernale della nostra associazione con la partecipazione di tutti i corsi attivi ed è stato un successone, sia dal punto di vista di pubblico, con il teatro della Sala Fellini sold out, sia dal punto di vista dei nostri allievi e allieve perchè sono tornati finalmente a calcare un palcoscenico e l’energia che hanno sprigionato ci ha commossi e riempiti di orgoglio. Come novità in associazione c’è la vincita del nostro primo Bando Europeo come partner di People 2050 di Copenaghen. Senza fare spoiler sarà un gran progetto che farà brillare anche Faenza, portando un po’ di aria europea attraverso l’arte, la cultura e il teatro. Per la prima volta abbiamo aderito ai progetti in Unione tutto l’anno e avremo in associazioni studenti delle scuole superiori anche durante il periodo invernale.
Stiamo lavorando alla programmazione 2022 con il ritorno del Sorelle Festival previsto a marzo e, Covid permettendo, quest’anno sarà in contemporanea su Milano e Unione della Romagna Faentina; tornerà a Faenza anche la nostra mostra fotografica ‘’Eros ha scosso la mia mente’’ attraverso il progetto Parità nella Differenza in collaborazione con Sos Donna. Oltre alle mostre continueranno i corsi in presenza fino a maggio e poi in estate abbiamo grandi idee da mettere in campo.
Guardando al tuo percorso all’interno di Fatti d’arte, qual è stata la chiave vincente della vostra proposta culturale?
Sicuramente l’ascolto, la voglia di mettersi in gioco e la grande fame di cose belle, anche quelle più particolari e utopiche. Altro elemento fondamentale è il gioco di squadra e la reale voglia di lavorare in rete, per ascoltare tutti i punti di vista e mettermi in discussione. Un’altra chiave vincente è quella di rendere attuale la cultura parlando di temi contemporanei e che ci interessano anche nella vita di tutti i giorni.
“A Faenza dobbiamo stare attenti a non cristallizzarci solo su alcuni elementi e stare attenti a quello che accade di nuovo nel mondo”
A tuo parere, in cosa Faenza deve migliorare a livello di offerta culturale? E quali sono invece i punti di forza?
Sicuramente la comunicazione, a differenza di tanti settori, quello culturale sembra sempre in difficoltà nel comunicare in maniera efficace le proprie proposte. Un punto di forza e, allo stesso tempo, di debolezza di Faenza è che ci sono riferimenti già molto forti. Mi spiego meglio: se da un lato caratteristiche della nostra città come rioni, ceramica e i poli classici culturali faentini ci rendono unici e ci fanno condividere una storia comune dobbiamo stare molto attenti a non cristallizzarci solo su di essi. Le tradizioni e gli appuntamenti faentini sono fondamentali, ma è importante anche il rinnovo dei contenuti. A volte mi sembra che Faenza sia attivissima e stimolante come una grande città, ma a volte rischia di perdersi nella sua enfasi senza realmente prestare attenzione a ciò che di nuovo sta accadendo. Nonostante queste apparenti contraddizioni Faenza è una città meravigliosa e con grande voglia di fare, creare e ideare.
Ritieni che il mondo culturale faentino riesca a valorizzare realmente i giovani?
Il mondo sembra in difficoltà nel valorizzare i giovani, non tanto Faenza in sé. Purtroppo si parla dei giovani, per non parlare poi delle giovani donne, come se fossero solo da mostrare in giro, ma non con il reale intento di ascoltarli e ascoltarle. Come associazione siamo in gran parte under 30 e devo dire che negli anni ci siamo spesi molto per realizzare tutti i progetti che avevamo in mente. Spesso il supporto arrivava una volta che il progetto aveva già trovato i fondi e le basi per riuscire a camminare da solo. Mi auguro che il 2022 porti più ascolto e consapevolezza sulla rilevanza che possono avere i giovani nella società in modo da trovare loro uno spazio nel dibattito pubblico, creando punti di aggregazione fisici e centri giovanili reali. Perché alla fine le grandi rivoluzioni sono sempre partite dall’incontro e dalla partecipazione delle persone e credo che nell’era del digitale questo elemento sia carente soprattutto per i ragazzi e le ragazze che non hanno punti di riferimento oltre la scuola.
“Non basta ascoltare i giovani, le loro idee vanno supportate concretamente”
Cosa interessa, realmente, ai giovani a livello culturale?
Difficile rispondere, perché ovviamente ogni persona è a sé, però quello che abbiamo rilevato noi negli ultimi tempi è un gran bisogno di leggerezza e dialogo. L’adolescenza e la prima fase dell’età adulta tra università e ricerca del lavoro è molto complicata. E’ difficile dal punto di vista delle relazioni, è complicata dal punto di vista dell’autodeterminazione, è complessa dal punto di vista della scelta di chi si vuole effettivamente essere e questo i giovani anche se non lo dicono, lo vivono. Questa fase della vita necessità di emozioni, bellezza, racconti e tante risate per ricercare quella leggerezza che a volte viene a mancare nella complessità della vita. Parlando con i nostri ragazzi e ragazze spesso emerge lo sconforto di un mondo solitario dove dialogare e intessere relazioni sane è difficile. O dove si ha paura di non piacere agli altri e non piacersi, perciò si cerca nell’arte, nelle serie tv, nel cinema, negli spettacoli emozioni. Emozioni vere, a volte positive altre volte negative per non piangere da soli. Ai giovani poi piace il coinvolgimento in prima persona, vivere esperienze uniche e costruite per loro, come uno spettacolo creato insieme attraverso improvvisazioni che prendono forma in un unico spettacolo. Oppure ai ragazzi e alle ragazze piace essere ascoltati. Come dicevo, di idee ce ne sono tante, ma a volte non vengono realmente ascoltate, quanto più sentite e dimenticate poco dopo.
Qual è la soddisfazione più grande che hai vissuto in questi anni, a livello culturale nei progetti che hai seguito?
Sicuramente vedere le idee che prendono forma, da ‘’Sospensione Sublunare’’ quando mi sono immaginata di trasformare un teatro in un viaggio sulla luna o ‘’Sogno Lucido’’ dove durante la quarantena non riuscivo a pensare ad altro che uscire e alla fine sono “uscita” attraverso i sogni e la scrittura di ciò che pensavo. Un’altra cosa che mi dà tanta soddisfazione è la partecipazione agli eventi: quando vedo la platea riempirsi, fino ad arrivare sold out; ma anche riuscire a trasmettere la passione per ciò che amo e accorgermi che bambini e ragazzi si arricchiscono e fanno propri i temi degli spettacoli o gli aneddoti storici.