Gli aumenti delle materie prime e i rincari dei costi energetici, sono ormai insopportabili per le piccole aziende e per i piccoli negozi, già in difficoltà vista la limitata affluenza dei clienti e le limitazioni legate alla pandemia. Dalle bollette più che raddoppiate rispetto al periodo precedente dove si segnalano anche casi di incremento del 300% agli importanti aumenti delle materie prime, in assenza di listino anche nell’ordine anche del 20%, fino ai vincoli derivanti dal controllo del Green Pass che prevedono “due pesi e due misure” per gli esercizi commerciali e per bar e ristoranti. Mentre nei Pubblici Esercizi è obbligatorio il controllo del Green Pass Rafforzato per tutti i clienti, in molte altre attività è sufficiente il Green pass base ed il controllo non è obbligatorio ma può essere svolto a campione sugli utenti.
Gabriele Geminiani (Enoteca Atorre): “Ci sentiamo inascoltati”
L’appello, sostenuto da diversi imprenditori dei Pubblici Esercizi iscritti a Fipe, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, guidata, nel nostro territorio, da Gabriele Geminiani di Enoteca Astorre, descrive la vera e propria “stangata” arrivata addosso al mondo della ristorazione. “E’ una situazione insostenibile per molte imprese del settore – dichiara Geminiani – che rischia di penalizzare fortemente non solo la ripresa ma anche determinare conseguenze negative sull’occupazione. A fine serata quando chiudi la cassa ti rendi conto di aver lavorato gratis”. “Abbiamo la percezione di sentirci inascoltati e solo come una forma di gettito per lo stato, il quale fatica a comprendere che senza incassi non si possono sostenere i costi.
Claudio Bezzi, titolare di Autobrill, in zona fiera, ci racconta che: “per noi la situazione è ormai insostenibile, pur cercando di ottimizzare i consumi, anche con l’efficientamento anche delle nostre apparecchiature, i tentativi di trattativa con le multiutility sulle tariffe energetiche non porta alcun beneficio e diventa sempre più difficile pensare alla programmazione dell’attività e garantire un futuro anche al nostro personale. Forse ci si sta dimenticando che ogni attività che chiude, ogni insegna che si spegne è un danno per l’intera comunità”.
Yarno Rossi titolare de “Il solito posto” racconta come: “è difficile vedere la luce in fondo al corridoio della ripresa economica, sale la tensione dei clienti, per gli aumenti e per i controlli ma anche quella di noi imprenditori, e ci stiamo chiedendo se non sia il momento di riaffermare il valore delle nostre attività.”
Oscar Graziani, titolare di Pasticceria Cenni afferma che: “desideriamo servire i nostri clienti nel modo migliore, nello stile che ci ha sempre contraddistinto, senza dover ridurre la qualità della nostra offerta o le capacità del nostro staff; pur impegnandoci al massimo per il rispetto di tutte le regole Covid-19, fatichiamo a far fronte alle continue modifiche delle norme, a controlli logisticamente difficili da effettuare, a mantenere quegli standard che i nostri clienti si aspettano da noi. Gli aumenti dei costi delle utenze e delle materie prima ci impongono riflessioni importanti sulla nostra strategia di business”.
Nei restanti comuni dell’Unione della Romagna Faentina, la situazione non è sicuramente più confortante. “Da ormai diverso tempo, dalla riapertura post lock down, abbiamo deciso di chiudere ulteriori 2 sere, per una migliore gestione delle spese fisse, che ogni giorno si presentano. – raccontano i titolari del Ristorante la Madia di Granarolo – Siamo un’impresa familiare ma gli aumenti delle utenze e delle materie prime ormai ci impongono riflessioni importanti: non possiamo applicare gli aumenti che ci sono piombati addosso sui nostri clienti che talvolta, inconsapevolmente, ritengono che la modifica ai nostri listini sia ingiustificata”.
Francesco Carugati (Ascom Faenza): “Va riproposto il tema di energie alternative”
“La dolorosa scelta tra chiusure temporanee, riduzioni di orari e licenziamenti sta diventando reale e preoccupante” – afferma Giacomo Tasselli , segretario del sindacato Fipe Confcommercio a Faenza – “I nostri Pubblici Esercizi, una delle leve strategiche di crescita economica del territorio, si troveranno a breve di fronte alla scelta drammatica di chiudere o di proseguire l’attività contraendo al massimo i costi e le aperture, a discapito in entrambi i casi dei livelli occupazionali complessivi, considerando insieme titolari e lavoratori”.
Il direttore di Confcommercio Ascom Faenza – Francesco Carugati – rivolge un appello ai parlamentari e agli enti locali: “chiediamo ai nostri rappresentanti e alle amministrazioni locali di rappresentare, nelle rispettive sedi di competenza, i problemi reali del mondo imprenditoriale e di adottare soluzioni adeguate a ridurne i costi e riproponiamo con forza la questione delle alternative energetiche alle fonti fossili, di cui si parla già da decenni”.