Inizia, con questo articolo, un approfondimento che ha per tema giovani e cultura. Partiamo incontrando Gian Marco Magnani, 31 anni, che si occupa di progetti culturali legati al mondo della fotografia dal 2010 con l’associazione Fototeca Manfrediana, per la quale al momento è responsabile dell’archivio fotografico. Dal 2015, inoltre, è entrato a far parte del Cineclub Il Raggio Verde, di cui attualmente è vicepresidente, e con il quale si occupa di realizzare rassegne cinematografiche e dell’organizzazione dell’Arena Borghesi.
Intervista a Gian Marco Magnani su giovani e cultura
Gian Marco, per quanto riguarda la Fototeca Manfrediana che novità avete in cantiere nei prossimi mesi?
La Fototeca si occupa di promuovere il linguaggio fotografico e io negli ultimi anni mi sono concentrato sulla valorizzazione del patrimonio fotografico storico e in particolare sull’attività della Archivio Fototeca Manfrediana. Al momento stiamo continuando il lavoro di messa in rete delle fotografie del nostro archivio (attualmente sono online 3.300 immagini su un totale di 10.000), in più negli ultimi mesi abbiamo ricevuto diverse donazioni da privati e questo ci sta tenendo impegnati nell’attività di digitalizzazione di questi nuovi fondi. Posso infine anticipare, senza sbilanciarmi troppo però, che stiamo lavorando ad un’esposizione fotografica che si terrà a Faenza il prossimo anno e che sarà l’occasione non solo per mostrare diverso materiale inedito, ma anche per far scoprire di più al pubblico sulla metodologia corretta d’intervento sul patrimonio fotografico per la sua migliore salvaguardia e valorizzazione.
E per quanto riguarda invece l’attività cinematografica, a che punto siamo con il progetto di riqualificazione dell’Arena? Come cambierà il modo di fruire il cinema una volta che riaprirà?
I lavori all’Arena Borghesi proseguono a grandi passi, basta passare davanti al cantiere in viale Stradone per rendersene conto direttamente. Ciò che risulta invece “meno visibile” è il lavoro già in corso del Cineclub per preparare una nuova proposta in vista della, tanto attesa, riapertura. La nuova Arena sarà un luogo che, una volta finito il restauro, sarà in grado di accogliere diversi tipi di spettacolo oltre al cinema. Cambierà quindi, senza essere stravolta, la sua funzione e oltre al cinema (che resterà l’elemento caratterizzante) ci sarà la possibilità di programmare concerti musicali, spettacoli teatrali e molto altro.
L’esperienza con la Fototeca Manfrediana: passione e impegno
Guardando al tuo percorso all’interno di queste associazioni, qual è stata la chiave vincente della vostra proposta culturale?
Non so cosa renda vincente o meno una proposta culturale, né tanto meno se lo siano quelle della Fototeca Manfrediana e del Cineclub il Raggio Verde, non credo stia a me dirlo. Ma posso sicuramente dire che alla base dell’attività di queste due realtà c’è la passione e l’impegno di un gruppo, prima di amici e poi di lavoro. Persone che condividono un’idea di aggregazione e che decidono di spendere tempo ed energie per realizzare progetti per rendere la propria città più viva e partecipata. Non so se questo basti a fare sì che una proposta sia vincente, ma sicuramente questo modo operativo è percepibile anche all’esterno e credo che aiuti a coinvolgere il pubblico.
A tuo parere, in cosa Faenza deve migliorare a livello di offerta culturale? E quali sono invece i punti di forza?
Faenza è una città, che in relazione alla propria dimensione, è assolutamente viva dal punto di vista della cultura. Ci sono molte realtà attive e non mi riferisco solo a quelle più istituzionalizzate, ma anche all’importante bacino composto da associazioni, gruppi informali e persone che si impegnano per animare e rendere variegata l’offerta culturale cittadina.
Questo a mio avviso è il maggior punto di forza, che rende Faenza una piccola realtà virtuosa. Per rispondere, invece, in cosa si potrebbe migliorare credo che gli elementi più critici siano due: il primo, imputabile prevalentemente agli enti culturali, è quello della difficoltà di far convivere, e soprattutto dialogare e collaborare, tutte queste realtà. La seconda, invece riferibile alle amministrazioni pubbliche, è quella di non riuscire a fornire a tutti gli operatori culturali validi strumenti (economici e non) per la realizzazione della loro attività. Dal mio punto di vista, quindi, sui budget e sulla progettualità si potrebbe fare meglio.
Ritieni che il mondo culturale faentino riesca a valorizzare realmente i giovani? Oppure riscontri una certa chiusura?
Il mondo culturale faentino è sicuramente variegato e tra le tante realtà attive non mancano anche quelle gestite e partecipate dagli under 35. Detto questo occorrerebbe capire cosa si intende per valorizzazione: nella mia esperienza personale posso dire che sia l’attività svolta con il Cineclub sia quella della Fototeca sono sempre state oggetto di attenzione positiva da parte dell’amministrazione comunale, della stampa e (cosa forse più importante) del pubblico.
Sempre facendo riferimento alla mia personale esperienza posso però dire che in certi casi sarebbe bello riuscire a fare di più per permettere alle associazioni, che ne sentono la necessità, di fare un salto evolutivo verso la professionalizzazione della loro attività. Sto parlando in particolare della Fototeca Manfrediana che si trova oggi in questa situazione: il massimo che si poteva fare attraverso la partecipazione volontaria è ormai stato fatto e per continuare ad evolvere sarebbe necessario passare ad un impegno maggiore che non è conciliabile con il lavoro non retribuito del volontariato. Purtroppo, però, come spesso accade, non girano, almeno al momento, abbastanza risorse economiche attorno al modo culturale per compiere questa trasformazione.
Ecco, quindi, che operare nel settore culturale, per molti (soprattutto) giovani, resta un passatempo che porta sì gratificazioni personali, ma che contemporaneamente fa emergere la frustrazione di non riuscire ad occuparsi di cultura con la costanza e la dedizione che solo una professione può garantire.
“La passione per l’Archivio? E’ bello dedicarsi a qualcosa che rimarrà nel tempo”
Cosa interessa, realmente, ai giovani a livello culturale?
Questa è sicuramente una domanda complessa e alla quale è difficile poter dare una risposta esatta. Innanzitutto, se parliamo di giovani occorre specificare che la categoria comprende generazioni molto diverse tra loro. Io, ad esempio a più di trent’anni, ritengo di rientrare ai limiti in questa definizione. E tra la mia generazione (i così detti Millennials) e la Generazione Z, che sono cronologicamente molto vicine, mi accorgo che esistono oggettive differenze di linguaggi e mentalità. Per rispondere provando a cercare un terreno comune e un interesse trasversale a tutti i giovani, posso dire che un’esigenza che mi sembra sempre presente e condivisa sia quella dell’aggregazione e di trovare spazi (e temi) attorno ai quali costruirla.
Ho riscontrato che molte associazioni hanno le medesime difficoltà a coinvolgere i giovanissimi e quindi il tema del ricambio generazionale risulta problematico. Pur comprendendo e riscontrando questo anche all’interno delle realtà cui appartengo, credo però, proprio in virtù della differenza di linguaggi di cui parlavo prima, che sia cosa assolutamente sana e normale che i più giovani vogliano costituire nuove realtà, create a loro misura, più che confluire a tutti i costi in quelle già esistenti.
Qual è la soddisfazione più grande che hai vissuto in questi anni, a livello culturale nei progetti che hai seguito?
Individuare un unico progetto è per me difficile, perché nell’arco di questi ultimi dieci anni ogni mostra fotografica, evento, corso, stagione cinematografica, ecc. che ho curato sono stati affrontati con la medesima passione e con la voglia di arrivare all’obiettivo cercando di realizzare qualcosa di ben fatto, anche se poi, ovviamente, i successi spesso sono stati alterni.
Rischiando di cadere nella retorica, dico poi che preferisco concentrarmi su nuovi stimoli più che sui progetti conclusi e al momento il mio interesse è fortemente focalizzato sul tema della valorizzazione del patrimonio fotografico e sulla sua archiviazione digitale. Lavorare ad un archivio, metterlo in ordine e a disposizione di tutti conferisce la soddisfazione (o almeno la speranza) di impiegare le proprie energie per qualcosa che rimanga nel tempo.