Che bella festa a Sant’Ippolito domenica 17 ottobre in onore della Madonna della Purità, patrona della ex parrocchia. Era presente l’icona originale che troneggiava a sinistra dell’altare maggiore.

Ci siamo ritrovati, noi parrocchiani, e abbiamo ritrovato il calore e l’accoglienza della nostra chiesa con il suo soffitto settecentesco, i grandi quadri e la struttura della chiesa che sembra avvolgerti e concentrarti sul perno centrale, l’altare maggiore. Questo calore contrasta con la fredda situazione di chiusura di una chiesa come Sant’Ippolito, carica di storia, di arte e di tradizione, che meriterebbe destini ben diversi.

Il parroco di San Francesco, padre Ottavio, ha celebrato la messa e ha ricordato i parroci don Stefano Belli e don Domenico Bertoni. Si è fatto memoria anche di un grande ex ragazzo di Sant’Ippolito, il professor Sante Tura, deceduto a 92 anni poche settimane fa.

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Chi era il prof. Sante Tura? Era un parrocchiano, un ragazzo di don Belli e, come gli altri, in quel periodo tragico e turbolento della storia italiana relativo alla guerra, ai disastri e alla ricostruzione, crebbe e si formò a riconoscere i veri valori della vita, valori per i quali è bello spendere la vita.

Questo processo fu portato avanti con grinta, audacia, tenacia e costanza fino a individuare l’obiettivo supremo e cioè «fare il bene» inteso come bene pubblico, nella fattispecie la cura e la premura dei malati, in particolare ematologici con quelle malattie dal nome terribile: leucemie, linfomi, mielomi.

Tura costruì e fece crescere l’Ematologia del Sant’Orsola di Bologna e la trasformò in un centro di ricerca e studio a livello internazionale. Come direttore della cattedra di ematologia, guidò e istruì numerosi allievi con dedizione e passione, formando professionisti che poi divennero primari e direttori universitari in molte parti d’Italia.

Tura intese il proprio essere medico come vocazione e dedizione, al servizio dei sofferenti e si impegnò tutta la vita realizzando opere scientifiche e di sostegno sociale come la fondazione dell’associazione italiana leucemie. Questo ex ragazzo di Sant’Ippolito chiese molto, tutto a se stesso e anche ai suoi allievi. «C’è tanto da fare, non dobbiamo buttar via il tempo», mi disse. Il professore era severo, incuteva soggezione, ma dietro alla scorza faceva trapelare un animo generoso e partecipe della sorte e della vita dei propri allievi.

Dopo una vita spesa nel dare e nel conoscere, il professore si è spento a 92 anni e ora riposa nel cimitero di Faenza, la sua città, ritornandovi dopo una vita di impegno e ricollegandosi alla storia iniziale, dei suoi primi anni quando era un ragazzo di Sant’Ippolito a Faenza.

A. Gambi