Tra i vari capolavori custoditi nella nostra chiesa maggiore un posto importante occupa il pulpito intagliato in legno di noce, dall’elegante disegno e ricco di figure ed ornamenti. È posto verso la metà della navata maggiore, appoggiato al terzo pilastro di sinistra. Lo sostengono quattro mensoloni decorati con cariatidi e fogliami. Il parapetto, di forma quadrata, ma con angoli smussati, consiste in varie specchiature divise da pilastrini, con testine di cherubini e festoni. Al centro campeggia lo stemma del cardinale Carlo Rossetti (1643-1681), sotto il quale l’opera venne eseguita. Il postergale è ornato da due lesene laterali. Questo elemento, come il soprastante padiglione, riprende motivi araldici appartenenti al presule, vale a dire un’aquila bicipite e leoni rampanti su pini. L’età dell’opera era fin qui nota solo approssimativamente grazie allo stemma del cardinale. Ma non si avevano notizie sull’autore e sulle maestranze. Adesso possiamo indicare con precisione, su base documentaria, l’autore e la data precisa.
A realizzare l’opera nel Seicento fu l’intagliatore Fabrizio Veggiani
L’arcidiacono della Cattedrale, a nome della sagrestia, lo allogò all’intagliatore forlivese Fabrizio Veggiani (doc. 1636-1653), autore del disegno ed esecutore materiale dell’opera, assieme alle sue maestranze. Le clausole del contratto prevedevano che fosse consegnato nell’aprile del 1653, cosa che sembra regolarmente avvenuta. I patti prevedevano che, assieme al pulpito, venisse scolpita anche una cattedra in noce, posta inferiormente, forse destinata ad accogliere al vescovo in occasione della predica, elemento che non ci è giunto.
Prima di allora pare che il pulpito della Cattedrale, che era in muratura, non in legno, fosse posto su di uno dei grandi piloni che reggono l’arco d’ingresso al presbiterio. Forse venne tolto quando il vescovo cardinale Francesco Cennini (1623-1643), predecessore del Rossetti, nel 1639, fece costruire ed ornare l’odierna cantoria di destra destinata ad accogliere lo strumento del celebre organaro bolognese Dal Corno-Colonna, strumento che non esiste più. E fu probabilmente il vescovo Rossetti a consigliare ai Canonici di costruire un nuovo pulpito in legno, questa volta in mezzo alla navata. Da queste circostanze deriva forse la presenza dello stemma al centro del parapetto.
Della personalità e dell’opera di Fabrizio Veggiani nessun autore sembra finora essersi occupato. Non ne esiste notizia nei grandi dizionari degli artisti. Sapevamo che nel 1636 aveva scolpito la statua della Madonna del Colera che si trova nella chiesa di Santa Maria Assunta di Fiumana e nel 1640 l’ancona della Madonna del Soccorso nella chiesa di Santa Maria in Valverde a Imola.
A queste opere va ora aggiunto il magnifico pulpito della nostra Cattedrale. Questa restituzione potrebbe invogliare qualche studioso ad occuparsi finalmente dell’artista. Il personaggio è certamente meritevole di considerazione, come dimostrano le opere superstiti a lui assegnate, quindi sembra giusto venga tolto da quell’oblio in cui finora è stata confinato.
Ruggero Benericetti