Anche la ripresa economica è segnata da un “long covid”, poiché sono molti i settori che soffrono le conseguenze dirette e indirette della pandemia globale. Mancano le materie prime (ferro, rame, stagno, zinco) gli ordini si accumulano e i prezzi vanno alle stelle.
Le imprese maggiormente in difficoltà sono quelle dell’edilizia, dell’elettronica e dell’automotive (mancano microchip per computer, telefonia, automobili e simili). La carenza di materiale ritarda, anche di mesi, i lavori nei cantieri rallenta la produzione nelle fabbriche. E, inoltre, essendoci molta richiesta, lievitano anche i prezzi. «Si tratta di un problema globale che chiaramente ha una ricaduta anche sul nostro territorio, benché per il momento con intensità inferiore rispetto ad altre aree dell’Emilia Romagna e del Paese – spiega Tomaso Tarozzi di Confindustria Romagna –. Molto dipende dal posizionamento delle imprese nei vari settori economici».
In Romagna oltre il 30% delle imprese ha dovuto fare i conti con la carenza di materie prime
In una recente indagine realizzata da Confindustria Romagna sull’ultimo semestre, è emerso che oltre il 30% delle imprese ha dovuto fare i conti con la carenza dei materiali. «È stato necessario un maggiore impegno e diversificare la ricerca delle risorse così da assicurare il reperimento dei materiali – spiega – e fortunatamente non vi è stata un’interruzione di produzione o l’utilizzo della cassa integrazione».
Da cosa è stato generato questo problema? Tarozzi spiega che buona parte delle difficoltà è legata alla ripresa dell’economia globale dopo i lockdown del 2020 , che ha visto un aumento della domanda. «I sistemi di produzione erano stati fermi e poi, con le riaperture, sono stati tarati su livelli minimali. Nessuno si aspettava la rapida ripresa dei mercati che invece c’è stata. È chiaro però che mettere in processo volumi più rilevanti di produzioni di materiali ha richiesto del tempo e ciò ha generato ritardi. Inoltre è scattata una competizione tra gli utilizzatori che si sono accaparrati le disponibilità sul mercato.
Ora il sistema sta crescendo nella sua capacità di produrre, ma le sofferenze vi sono state e al momento perdurano. Possiamo certamente dire che la ripresa dell’economia sarebbe potuta essere più significativa se non vi fosse stata questa indisponibilità dei materiali». «Riuscirsi a garantire oggi approvvigionamenti sufficienti è la preoccupazione numero uno delle imprese» spiega Tarozzi, sottolineando che si tratta di operazioni complicate soprattutto per le imprese che si occupano di componentistica o materiale con caratteristiche specifiche.
Tomaso Tarozzi (Confindustria Romagna): “Speriamo che i prezzi si stabilizzino entro il primo semestre 2022 e che non siano necessarie nuove chiusure dovute all’aumento dei contagi”
Per dare continuità all’approvvigionamento, le imprese cercano filiere di forniture diverse, sorgenti parallele, e dedicano molta energia alla logistica «nonostante i costi di noleggio dei container siano aumentati di 5 volte rispetto a prima del covid – prosegue –. La carenza di materiali ha comportato un aumento strabiliante dei prezzi anche per via di una strategia speculativa. Tutte le imprese infatti lamentano l’enorme aumento dei prezzi dei materiali, e ciò si ripercuote nell’immediato nei margini delle imprese e di conseguenza sui prezzi di vendita». La speranza, confida Tarozzi è che «i prezzi si stabilizzino tra la fine del ’21 e il primo semestre 2022». Tutte le imprese stanno cercando di capire cosa accadrà nel prossimo semestre e nel 2022 poiché, in questa fase di potenziale crescita, «il mercato non può accettare degli incrementi di prezzi rilevanti. La preoccupazione è molto diffusa. Di certo per le aree industriali del nostro Paese, concentrate su un mono prodotto, questa situazione ha avuto in impatto più dirompente».
Nella difficoltà generale, la Romagna soffre meno: «L’economia pluriprodotto romagnola al momento regge. È necessario che non vi siano nuove chiusure legate all’aumento dei contagi quindi ben vengano azioni di prevenzione, i vaccini e il Green pass. La sfida numero uno è operare e lavorare affinché la crescita possa avere spazio nel 2022».