Al Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli, in corso alla Fiera di Rimini sino al 25 agosto, ha aperto il primo salone 2021 dei tesori agroalimentari a rischio estinzione salvati grazie all’impegno e al lavoro dei contadini italiani durante l’emergenza Covid che ha colpito duramente il turismo enogastronomico e la ristorazione, ossia i mercati di sbocco privilegiati delle specialità alimentari nazionali.
L’iniziativa, ospitata presso il Padiglione Internazionale B1, vede rinnovarsi la collaborazione tra Coldiretti, Campagna Amica e Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri avviata nell’ambito del primo United Nations Food Systems Summit 2021 svoltosi a Roma nelle scorse settimane con l’obiettivo di promuovere l’accesso al cibo per tutti e il patrimonio agroalimentare italiano a sostegno della sicurezza alimentare.
Tra gli ‘ambasciatori’ della biodiversità contadina presenti in Fiera per condurre i visitatori alla scoperta dei Sigilli di Campagna Amica, le eccellenze del Made in Italy agroalimentare a rischio estinzione, il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, Alessandra Ravagli, Presidente Agrimercato Ravenna e vice responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa e il Delegato provinciale di Coldiretti Giovani Impresa Michele Graziani accompagnato da un nutrito gruppo di imprenditori agricoli under 30, tra questi Angelica Monti, allevatrice di bovina romagnola di Riolo Terme, tra i 20 agricoltori selezionati a livello mondiale per il Gymnasium Oma (Organizzazione mondiale degli agricoltori).
Nicola Dalmonte, presidente di Coldiretti Ravenna: “Per l’Italia il cibo rappresenta un valore economico, storico, culturale e ambientale
“L’emergenza globale provocata dalla pandemia – commenta il presidente Dalmonte – ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza con l’Italia che può contare su una ricchezza che, come ben rappresentato dal Salone allestito qui al Meeting, non ha solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale.
Un patrimonio minacciato purtroppo dalle imitazioni internazionali che non hanno alcune legame con il sistema agricolo nazionale e per contrastare le quali servono sistemi di etichettatura omogenee, chiare e trasparenti”.
Con l’emergenza Covid, infatti, il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore pari al 25% del Pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare dal campo alla tavola e ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Numeri record che sono stati illustrati dal presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini intervenuto sabato 21 agosto al Meeting nell’ambito dell’incontro “Food Coalition – La sfida della nutrizione in tempo di pandemia”.
Il successo dell’alimentare Made in Italy è confermato dal record storico nelle esportazioni con un balzo dell’11,2% nei primi sei mesi dell’anno e punta per il 2021 verso la cifra di 50 miliardi di euro, mai registrata nella storia dell’Italia. Un risultato ottenuto nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e i lockdown con il blocco della ristorazione che ha pesantemente colpito i prodotti Made in Italy.
Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti: “L’agroalimentare ha dimostrato grande resilienza e ora può trainare l’intera economia italiana”
“L’Italia – ha detto Prandini – può e deve ripartire dai suoi punti di forza, con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia, per questo abbiamo elaborato e proposto progetti concreti nel Pnrr per favorire l’autosufficienza alimentare e una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale con la creazione di un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni.
per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy – ha aggiunto Prandini – serve però agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo.