Si è spento in Normandia Gino Strada, il chirurgo che con la sua Emergency ha assistito le vittime dei conflitti, in tutto il mondo, aprendo ospedali negli scenari più delicati. Soffriva da tempo di problemi cardiaci.
Nato a Sesto San Giovanni nell’aprile del 1948 si specializza in Chirurgia d’emergenza dopo la laurea in medicina ottenuta alla Statale di Milano. Sin da subito viaggia: Stati Uniti, Inghilterra e Sudafrica sono le prime mete ma già dal 1988 lavora con la Croce Rossa, per assistere i feriti di guerra.
Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia. Ovunque c’è un conflitto insomma Gino Strada è sul posto. Da queste esperienze durissime nasce Emergency, fondata nel 1994, insieme alla moglie Teresa Sarti e ad alcuni colleghi e amici. L’obiettivo della neonata associazione è e sarà sempre curare tutte le vittime della guerra, della povertà e della fame. Cure mediche e chirurgiche gratuite, per tutti, senza distinzioni.
Per un curioso scherzo del destino, Gino Strada se ne va proprio quando il suo Afghanistan ripiomba nel caos, con la capitale Kabul di nuovo in mano ai talebani, dopo vent’anni di missione internazionale.
Emergency era arrivata in Afghanistan nel 1998 quando Gino Strada riuscì a raggiungere via terra il nord del Paese.
Il chirurgo resta in Afghanistan quasi 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo.
La figlia Cecilia, che ha saputo della morte del padre mentre navigava nel Mediterraneo per salvare migranti, ha scritto un post su Facebook: «Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere…beh, ero qui con la ResQ – People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre».
A Emergency invece lo ricordano così: «”I pazienti vengono sempre prima di tutto”, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino».