Venerdì 23 luglio, salvo sorprese ormai improbabili, inizieranno i Giochi della XXXII Olimpiade, informalmente noti come “Tokyo 2020”. Quando nel 2013 il Comitato Olimpico Internazionale assegnò a Tokyo l’organizzazione delle Olimpiadi Estive 2020, non era la prima volta che la capitale giapponese se le aggiudicava. Avrebbe dovuto ospitarle già nel 1940 ma la guerra fece saltare i piani. Ci riprovò con successo nel 1959, quando ottenne l’assegnazione delle Olimpiadi Estive del 1964. Fu la prima volta che una città asiatica ospitava le Olimpiadi e per il Giappone fu soprattutto un’occasione per riacquistare credibilità e prestigio nel mondo, attraverso l’immagine di Tokyo come metropoli ultramoderna, che aveva saputo rinnovarsi radicalmente in meno di vent’anni, dopo le devastazioni e la sconfitta della Seconda guerra mondiale.

L’occupazione del Giappone da parte degli americani durò dal 1945 al 1952, periodo che culminò nel Trattato di San Francisco, con cui si concluse l’insediamento statunitense. Fu in questo clima di ottimismo e rilancio che Tokyo si candidò per ospitare le Olimpiadi del 1964: ne ottenne l’assegnazione solo quattordici anni dopo lo scoppio delle bombe atomiche. Per simboleggiare la completa ripresa dalla guerra, l’ultimo tedoforo delle Olimpiadi del ‘64 fu Yoshinori Sakai, nato ad Hiroshima il 6 agosto 1945, un’ora dopo lo scoppio della prima bomba atomica.

L’innovazione del 1964: per la prima volta i Giochi Olimpici trasmessi in altri continenti

Le gare olimpiche furono ospitate in trenta sedi, alcune rinnovate o temporanee, altre ancora costruite per l’occasione. Lo Yoyogi National Gymnasium, uno stadio destinato alle competizioni di nuoto, tuffi e basket, fu progettato dal famoso architetto Kenzo Tange ed è considerato il simbolo dell’architettura giapponese contemporanea. Nuove tecnologie furono introdotte anche nelle tecniche di misurazione e punteggio, nel nuoto e nella corsa: furono utilizzati computer per il calcolo e la raccolta di statistiche e l’azienda di cronometri Seiko esordì alle Olimpiadi, utilizzando un sistema che rendeva possibile registrare i risultati delle gare di velocità fino a 1/100 di secondo. Inoltre, per la prima volta la manifestazione fu trasmessa in altri continenti grazie all’utilizzo della tecnologia satellitare. Il villaggio olimpico, organizzato in villette indipendenti, ospitò 93 paesi e 5.210 atleti, e tutte le delegazioni ne apprezzarono l’ordine e l’efficienza.

I campioni di Tokyo 1964

Alla fine dell’evento, il Giappone riuscì quindi nell’intento di trasmettere l’immagine di un paese nuovo, nel pieno della sua rinascita industriale, lontano dai canoni nazionali tradizionali e dai valori del militarismo imperiale. La nazionale femminile giapponese di pallavolo, composta per intero da operaie di una fabbrica tessile e sottoposta ad allenamenti estenuanti, riuscì a vincere la medaglia d’oro perdendo un solo set nelle cinque partite disputate. L’atleta simbolo della competizione fu l’americano David Schollander, nuotatore di origini scandinave, che vinse quattro medaglie d’oro nello stile libero. Una menzione merita anche il neozelandese Peter Snell che vinse due medaglie d’oro negli 800 e 1500 metri, mentre un’altra impresa ricordata di quelle Olimpiadi fu quella di Abebe Bikila, il maratoneta etiope che aveva vinto quattro anni prima a Roma correndo scalzo, che si ripeté nella sua disciplina, ma questa volta indossando un paio di scarpe.

L’Italia alle Olimpiadi di Tokyo 1964

Con 10 medaglie d’oro, 10 d’argento e 7 di bronzo l’Italia confermò la sua competitività, chiudendo al quinto posto, dopo Stati Uniti, Unione Sovietica, Giappone e Germania. Di quelle medaglie ricordo bene le tre, oro argento e bronzo, di Franco Menichelli (suo fratello giocava nella Juventus!) e l’oro di Abdon Pamich nei 50 km. di marcia, che – in gara – sconfisse anche una crisi intestinale, con tutte le conseguenze immaginabili. Un mio concittadino, di Barbiano, iniziava a farsi le ossa nel ciclismo: Walter Gorini sarebbe diventato campione del mondo di tandem nel 1968 e quell’anno avrebbe partecipato anche alle Olimpiadi di Città del Messico.

Buona Olimpiade, atleti azzurri!

Tiziano Conti