Un’esperienza intensa, appagante, formativa.
Marco Ghetti, 26 anni, da gennaio è un giovane in servizio civile al Centro di Ascolto. Qui vive attività che danno ogni giorno un punto di vista differente sull’aiuto al prossimo: dall’accoglienza degli ospiti al servizio mensa passando ai lavori nel magazzino dei vestiti. E ogni giorno si conclude con la gratificazione espressa anche solo dagli occhi di chi dona e di chi riceve.
Marco Ghetti: “Il servizio civile mi ha permesso di conoscere una realtà faentina che prima non conoscevo”
«Attraverso il servizio civile mi sono reso conto di una realtà faentina che prima non conoscevo – commenta Marco -. Ho visto passare dal Centro di Ascolto persone di tante nazionalità, ma anche molti italiani.
Il Rapporto Caritas presentato nei giorni scorsi testimonia bene i numeri e la complessità della povertà che ci sta attorno e che spesso non vediamo».
Marco ha frequentato il liceo Linguistico e ha la laurea triennale in Scienze internazionali: grazie alle sue competenze è stato più facile dialogare con gli ospiti del Centro provenienti da altri Paesi. «Mi capita a volte di parlare con loro in inglese o francese. Ho modo così di unire la passione per le lingue all’aspetto sociale e mi piacerebbe trovare in futuro un lavoro che unisca questi due ambiti».
Con Marco sta svolgendo il proprio Servizio civile anche Francesco Maria Giacomoni di Russi, 25 anni.
Francesco Maria: “è un servizio appagante ma anche di grande responsabilità”
«Nel maggio 2020 ho terminato gli esami di Giurisprudenza e, avendo del tempo a disposizione, ho deciso di dedicarlo gli altri. È un servizio appagante, ma anche di grande responsabilità, dove puoi vivere momenti davvero delicati e profondi.
Ho capito che in molti casi la povertà ha le cause più disparate: persone che non hanno più una rete familiare o sociale; spesso stranieri che, per vari motivi, non hanno possibilità di inclusione sociale.
I calendari degli ascolti, su appuntamento, sono sempre pieni e non è facile gestire alcune situazioni contingenti: spesso riguardano esigenze pratiche che devono essere risolte in breve, come una famiglia a cui il giorno dopo può venire tagliato il gas. Oppure ci sono situazioni di lavoratori stranieri, vittime di caporalato, a cui cerchiamo di fornire una soluzione».
Al tempo stesso, le persone necessitano di un iter chiaro e preciso, nel quale le regole diventano non un impedimento, ma un modo per aiutare al meglio tutte le persone. «In mensa, dobbiamo essere scrupolosi – spiega Francesco –. Va misurata sempre la temperatura corporea e verificato all’accoglienza chi si presenta, anche se magari è un volto conosciuto».
D’estate si presentano circa 20-25 persone a pasto in media al giorno. «Non mi limito a igienizzare i tavoli. Pranzo e cena sono momenti importanti per instaurare relazioni con gli ospiti».
Tra le cose che hanno colpito di più Francesco in questi mesi «le persone che sono sia ospiti sia volontari. Vengono magari a ritirare dei pacchi viveri, ma si danno da fare anche in esperienze di servizio. Penso sia un fatto molto significativo».
Samuele Marchi