Mathieu Van der Poel ha vinto domenica scorsa la tappa del Tour. Sul traguardo ha indicato il cielo con un dito: dalla sua nuvola dell’eternità da cui si gode il Tour, avrà gioito Raymond Poulidor quando ha visto quel fenomeno di suo nipote vincere in bellezza sul Mur de Bretagne e conquistare la maglia gialla. Un fenomeno pieno d’affetto e di gratitudine, questo Mathieu, perché la prima cosa che ha fatto, tagliando il traguardo, è stata quella di ricordare nonno Raymond, sicuramente in quell’occasione diventato il nonno più felice del mondo.
Un volto storico del ciclismo, tenace avversario di Jacques Anquetil, che nonostante sia salito otto volte sul podio della Grande Boucle, non è mai riuscito in carriera a indossare la maglia gialla.
Poulidor fu grande avversario di Felice Gimondi, vincitore del Tour 1965, arrivando secondo anche quella volta. E pensare che il giovane Gimondi aveva partecipato quasi per caso a quel Tour, sostituendo all’ultimo minuto Battista Babini, di Bagnara di Romagna.
Poulidor, “eterno secondo”, soprannome del quale gli importava poco. Ma quella maglia gialla sempre sfuggita per un soffio, invece, gli aveva fatto molto male. “Glielo avevo promesso quando è morto due anni fa” ha detto Mathieu in lacrime poco dopo l’arrivo. “Ci tenevo, perché è sempre stato il mio eroe, un grandissimo. Quando ho capito d’aver vinto, ho pensato subito a lui. È una emozione fortissima, faccio perfino fatica a parlare” ha concluso Van der Poel al suo debutto al Tour e molto atteso in queste prime tappe in terra di Bretagna.
Per onorare il nonno, voleva vincere subito la prima, ma 24 ore di ritardo in fondo non sono nulla. Soprattutto a missione compiuta.
È una bella storia, quasi una favola piena di corsi e ricorsi, questa di Mathieu, che è figlio di Adrie Van Der Poel, importante corridore olandese degli Anni Ottanta che aveva sposato Corinne, la figlia di Poulidor, morto a 83 anni, nel 2019, dopo aver vinto 181 corse in 17 anni di professionismo.
Se il nonno è stato un grande, amatissimo dai francesi, Mathieu, 26 anni, olandese ma nato in Belgio, in questo strano ciclismo moderno e globalizzato, rischia di fare perfino meglio. Lo si è visto bene per l’autorità con cui, a circa 800 metri dal traguardo, su uno strappo di quelli micidiali, è andato a prendere il nostro Sonny Colbrelli, campione italiano a Imola una settimana fa, per poi staccare il gruppo dei big guidati da Tadej Pogacar e Primoz Roglic, i grandi favoriti del Tour, arrivati a 6 secondi dal vincitore.
Van der Poel è un campione poliedrico (strada, ciclocross, mountain bike) del nuovo millennio: tra i suoi programmi ci sono anche le Olimpiadi. Ora che ha conquistato la maglia gialla, potrà lasciare il Tour con maggiore serenità per andare a Tokyo, con il consenso del nonno Raymond, naturalmente, che intanto avrà ripreso le sue battaglie con Felice Gimondi, arrivato nei cieli qualche mese prima di lui.
Tiziano Conti