Nicola, di quasi due anni, fortunatamente è stato ritrovato e tutti abbiamo gioito. Era scomparso sulle colline attorno a Palazzuolo sul Senio, uno dei Comuni della Romagna Toscana insieme a Marradi e Firenzuola. Una storia a lieto fine che riguarda un bambino, in giorni in cui è tornata alla memoria la triste vicenda di Alfredino Rampi, quaranta anni fa.

Leonardo e Pina, i genitori del piccolo Nicola, ritrovato in un burrone a 2,5 km da casa, sono andati a vivere nella valle di Campanara, frazione di Palazzuolo sul Senio, perché volevano una vita alternativa, in mezzo alla natura. “Mi sono avvicinata al mondo contadino nel 2009 dopo una laurea triennale in scienze sociali. Mi sembrava assurdo saper utilizzare un computer e non aver mai piantato un pomodoro, non saper più riconoscere una pianta velenosa da una che cura, calpestare buonissime erbe mangerecce, quale legna usare per dei manici o dei recinti”, racconta lei su un sito web, come riportato dal Corriere della Sera. In pochi anni sono diventati apicoltori, arrivando a 500 alveari. “Non volevo sfruttare né essere sfruttata – spiega ancora Pina – gli animali selvatici come tutto il resto li avevo visti nei libri, così ho conosciuto Leonardo e altri con cui vivere con la tendenza all’autosufficienza”.

Chi sceglie di vivere in un ecovillaggio, comunità basata esplicitamente sulla sostenibilità ambientale, sceglie di stare a stretto contatto con la natura e con il prossimo, spesso senza tecnologia, usando energia rinnovabile e metodi di autoproduzione sostenibili, condividendo con gli altri abitanti la stessa filosofia di vita. Gli ecovillaggi, come quello in cui vive la famiglia del piccolo Nicola, non sono esperimenti isolati di qualche stravagante, ma realtà diffuse e dislocate in tutta Italia. La Rete Italiana dei Villaggi Ecologici – RIVE sostiene che “le esperienze di vita comunitaria siano dei veri e propri laboratori di sperimentazione sociale ed educativa per un mondo migliore”. Ogni villaggio ha le proprie caratteristiche: c’è quello che è più improntato all’agricoltura, quello che bada più alla crescita interiore, quello più ‘estremista’ che predica la vita senza agi. In generale, ci sono almeno altri venti progetti che si stanno facendo strada perché l’interesse attorno a questa scelta di vita sta aumentando.

Il Campanara Ecovillage, dove vivono Leonardo e Pina insieme ai loro due figli, prende avvio nel 1985, dall’acquisto della canonica e chiesa di Campanara. I primi ad arrivare nella valle furono otto persone appena rientrate da un lungo viaggio in India, poi seguiti da italiani ma anche stranieri, soprattutto tedeschi. Immerso nel verde quasi incontaminato dell’appennino tosco-romagnolo, l’ecovillaggio di Campanara è votato all’autosussistenza, alla riscoperta e valorizzazione di arti e mestieri antichi e al rispetto dell’ecosistema. Chi ci vive coltiva gli orti, alleva animali, produce prodotti bio e manufatti artigianali, usando energie rinnovabili. Agli avventori, oltre a far conoscere la comunità, si offre ospitalità in tende indiane attrezzate. Qui i telefoni cellulari sono irraggiungibili, dettaglio questo che rende ancora più affascinante questo posto così lontano dal mondo.

Non tocca a noi dare giudizi sul fatto in sé della scomparsa di Nicola, né sugli stili di vita dei suoi genitori: credo ci faccia riflettere la scelta di prendere in mano la propria vita in maniera così radicale.

Tiziano Conti

Foto da Ecovillaggi.it