Sono cominciate oggi le operazioni di svuotamento delle acque nel bacino di laminazione che si trova nella zona artigianale a ridosso del casello dell’A14, tra via Corgin e via Manzuta, dove ad agosto del 2019 andarono a confluire le acquee usate per lo spegnimento dell’incendio che devastò il magazzino di logistica della Lotras.
Nella notte tra l’8 e il 9 agosto di quell’anno infatti un incendio distrusse completamente i capannoni dell’azienda, delle dimensioni di circa 20mila metri quadrati all’interno dei quali si trovavano immagazzinate, pronte per lo smistamento, tonnellate di merce. Tra queste, oli ad uso alimentare e accessori in gomma vulcanizzata.
Le acque usate durante le operazioni di spegnimento finirono nei canali di scolo. Per evitare che attraverso le fognature arrivassero al depuratore di Formellino, vennero inviate verso il bacino di laminazione poco distante. L’invaso aveva come sbocco naturale il Fosso Vetro che indirizza le acquee fino alla riviera adriatica. Per evitare un disastro ambientale, peraltro in un momento di balneazione, il bacino e parte del Fosso vennero sigillati e man mano che si riempivano i liquidi venivano prelevati per evitare che esondassero nei terreni circostanti. Col passare del tempo il bacino si è nuovamente riempito di acqua. Per poter riportare alla sua funzione originaria il bacino di laminazione è necessaria una bonifica del terreno sedimentato in questi due anni.
L’assessore all’ambiente Luca Ortolani: “L’acqua verrà pompata direttamente nell’impianto di Faenza Depurazioni”
“Oggi -spiega l’assessore all’ambiente, Luca Ortolani- iniziamo le operazioni di svuotamento del bacino di laminazione pompando l’acqua direttamente nell’impianto di Faenza Depurazioni, che provvederà a trattarla e smaltirla. Terminata questa fase, a metà agosto, inizierà una operazione di sfalcio dell’erba e della vegetazione, attorno e all’interno del bacino stesso. Anche questa verrà analizzata e poi smaltita, come materiale organico o come rifiuto a seconda delle risultanze delle analisi. Una terza fase riguarderà lo ‘scortico’ dello strato superficiale del terreno del bacino per una trentina di centimetri di profondità. Anche in questo caso, dividendo in quattro step questa operazione, il terreno verrà analizzato.
Se le risultanze dovessero far emergere un inquinamento, il terreno verrebbe trattato e smaltito se invece le analisi non dovessero far emergere problemi particolari potrebbe essere utilizzato per sistemare gli argini del bacino di laminazione”.
Operazione successiva sarà infine la risistemazione delle opere idrauliche nella zona che servono per la gestione delle acquee nell’area del Polo Tecnologico così da riportare l’invaso stesso alla sua funzione primaria, garantire la sicurezza idraulica del territorio. Il costo dell’intervento è stimato in circa 700mila euro.