Don Luca Ravaglia ha fatto tappa alla tomba di Dante. Nella sua Cento Chilometri tutta speciale dedicata a Dante (ne abbiamo parlato qui) è arrivato a Ravenna alcune ore fa dalla pineta di Classe, si è fermato a San Francesco e alla tomba per recitare l’Eterno Riposo per il Sommo Poeta e approfondire con un passo della Candor Lucis Aeternae e poi ha proseguito la sua corsa, non prima di aver scambiato quattro chiacchiere con il parroco di San Francesco, padre Ivo Laurentini.

Prossime tappe, Santa Maria Maggiore dove ricorderà l’Inno alla Vergine e infine il Mausoleo di Galla Placidia per fare memoria degli ultimi versi del Paradiso e in particolare dell’ “Amor che move il sole e l’altre stelle”.

Il momento più faticoso? “La salita di MontePaolo, ieri – racconta -, perché la salita è sempre una salita”. “Il più bello? Sempre a Monte Paolo quando le suore mi hanno accolto con l’inno Te lucis ante terminum che Dante cita nel celebre passo ‘Era già l’ora che volge al desio’”.

Il parroco di San Savino a Faenza, da dodici anni partecipa alla Cento km del Passatore.Un’ultramaratona tra le più impegnative in Italia, con partenza da Firenze e arrivo a Faenza passando per gli Appennini tosco-romagnoli, portando ogni volta un messaggio cristiano a partire da alcuni testimoni (il primo anno nel 2009 fu San Paolo, poi Madre Teresa di Calcutta e l’anno scorso i santi e i testimoni legati al mondo della sanità) Per l’occasione don Luca propone un libretto che affronta una tematica legata al magistero della Chiesa o a un santo. 

“Anche se la Cento km quest’anno non si può fare, Dante si merita lo stesso la dedica di una Cento “ideale” – spiega don Luca – . Dante è nato a Firenze ed è morto a Ravenna e con la sua vita unisce la Toscana e la Romagna… un po’ come la Cento. Poi Dante ha camminato tanto, nei lunghi anni del suo esilio, ma anche prima: basta osservare le tante località che elenca, i panorami che descrive anche nel dettaglio, di qua e di là dall’Appennino. Conosce le salite, i monti, le valli, le selve, i cieli stellati. Conosce le fatiche del cammino, i rischi, gli ostacoli, gli smarrimenti, le paure. Ma anche le gioie, gli slanci, le energie ritrovate, la rinnovata scioltezza e agilità: parte affaticato ma cresce il suo vigore lungo il cammino e arriva volando. Il cammino diventa per lui metafora della vita: cammino di speranza dalle tenebre alla luce, dallo smarrimento al ritrovato desiderio, verso una conoscenza più vera di Dio, del mondo, di se stesso”.

Daniela Verlicchi