Cambiare il mondo a partire da un paio di occhiali. Usati, magari abbandonati diversi anni nel cassetto, ma che recuperati possono donare la vista a un bambino che si trova a migliaia di chilometri di distanza.
“Il sorriso di chi, dopo anni di miopia, riesce a vedere in tutta la bellezza i colori del mondo”
Da diversi anni Alessandro Borchi, ottico a Faenza, sviluppa grazie all’associazione “Gruppo Africa” progetti di solidarietà in Etiopia. Ogni anno si reca in un villaggio a quasi 300 chilometri dalla capitale portando la propria competenza al servizio della popolazione. Visite oculistiche, donazioni e sostegno scolastico: un supporto concreto. “Purtroppo nell’ultimo anno, a causa della pandemia, non sono potuto andare – racconta Alessandro -. In questi giorni padre Bernardo Coccia, il prete missionario che abbiamo come riferimento in quell’area, ci ha fatto però arrivare diverse foto su come stanno proseguendo i progetti scolastici per i bambini”. E si coglie così il sorriso di chi, dopo anni di miopia riesce a vedere in tutta la loro bellezza i colori del mondo. L’esperienza di Alessandro in Africa nacque quasi per caso. “Un’associazione donò delle attrezzature per le visite optometriche a un villaggio, ma un collega mi informò che nessuno là aveva le competenze tecniche per utilizzarle. Così mi chiese se volevo partire con lui per dare una mano. Siamo stati là due settimane. Trovai davvero una situazione limite, tante persone non avevano mai ricevuto una visita di questo tipo. Ho avuto l’opportunità di poter donare la mia competenza a chi aveva bisogno, e questo è un fatto davvero gratificante. Di per sé poi facciamo piccole cose, ma da queste piccole cose possono nascere reazioni virtuose: il bambino a cui hai, per certi versi, dato la vista potrebbe diventare un giorno sindaco di quel villaggio, e grazie a queste reazioni possiamo davvero cambiare il mondo”.
Dalla raccolta dei tappi al recupero degli occhiali: così l’associazione sostiene le proprie iniziative
Sono diverse le modalità che l’associazione ha messo in campo per sostenere le proprie iniziative, dalla raccolta dei tappi al recupero degli occhiali. “Per quanto riguarda i tappi – racconta Alessandro – grazie al passaparola abbiamo ormai un giro che copre tutta la provincia. Portiamo poi i tappi a un’azienda di Belluno e riceviamo 0,25 euro al kg. Grazie a questi, riusciamo a sostenere quattro adozioni allo studio: con 180 euro garantiamo l’istruzione per un anno a un bambino comprensiva di cibo, libri e quaderni”. Non basta poi verificare una miopia, si deve poi intervenire. Da qui nasce l’idea di avviare la raccolta di recupero occhiali. “Si tratta di quelli che le persone, per vari motivi, non usano più, ma che possono essere utili ad altri. Una volta catalogati, li portiamo in Africa: in questo modo, verificato che a una persona servono occhiali con una determinata gradazione, li abbiamo subito a disposizione. La cosa buffa è che può capitare che gli occhiali giusti, per un uomo, siano degli occhiali rosa shock da donna, ma là non si fanno certo tanti formalismi”. Non solo il Covid, anche le buone idee sono contagiose. Oltre all’adozione allo studio padre Bernardo ha ideato un soluzione per far studiare i ragazzi che vivono nelle montagne. “Per loro ha creato le scuole rurali – spiega Alessandro -. Coinvolgono oltre quaranta ragazzi di ogni età. Queste sono sostenibili grazie a 3mila euro all’anno ed è bello riuscire a portarle avanti”.
Samuele Marchi