Nonostante un contesto globale difficile caratterizzato da protezionismo e incertezze economiche, l’economia della provincia di Ravenna mostra segnali di resilienza, con un incremento del valore aggiunto previsto per il 2025. Tuttavia, la crescita è accompagnata da sfide significative, tra cui la necessità di migliorare le infrastrutture e la situazione del trasporto ferroviario. Le dichiarazioni di leader locali evidenziano l’importanza di un approccio unito per affrontare le sfide economiche e infrastrutturali.

Un’economia resiliente

L‘economia della provincia di Ravenna si dimostra resiliente nonostante le difficoltà globali, come l’aumento delle barriere commerciali e l’incertezza delle politiche economiche. Secondo le ultime analisi di Prometeia, il valore aggiunto provinciale continuerà a crescere, superando i livelli pre-pandemia. L’incremento in provincia di Ravenna sarà pari a +0,4 per cento nel 2025 ( stimato anche per il 2024), per poi accelerare di poco nel 2026, a +1 per cento. Valore aggiunto provinciale, dunque, che già da tempo ha segnato il sorpasso dei livelli del 2019 (11,4 miliardi) e la tendenza alla crescita continuerà anche quest’anno, con il superamento della soglia di 12 miliardi, tra i valori massimi della serie storica. Questi i dati principali diffusi il 27 ottobre scorso, alla presenza di Giorgio Guberti, presidente della Camera di commercio, Valentina Palli, presidente della Provincia di Ravenna, Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia Romagna, dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara Ravenna nell’ambito della riunione del Tavolo sulle opportunità economiche e occupazionali.

Le necessità infrastrutturali

Il presidente della Camera di commercio di Ravenna, Giorgio Guberti, ha sottolineato l’importanza di migliorare le infrastrutture, citando la messa in sicurezza della Romea e della SS16, che presentano alti tassi di incidenti. Ha anche evidenziato i disservizi nel trasporto ferroviario, chiedendo interventi urgenti per migliorare la situazione. «il tema infrastrutturale è centrale, è elemento fondamentale di competitività e sviluppo. Alcune priorità legate ai collegamenti stradali non sono più procrastinabili, mi riferisco alla messa in sicurezza della Romea, che ha il triste primato di essere la statale con il più alto numero di morti in Italia per chilometro, e della statale SS16, anch’essa recentemente funestata da diversi incidenti mortali. Continuiamo, inoltre, ad assistere a disservizi quotidiani nel trasporto ferroviario locale, in particolare sulla linea Ferrara-Ravenna. La tratta Bologna-Ravenna non è da meno, è stata classificata tra le 11 peggiori d’Italia e la peggiore in Emilia-Romagna nel rapporto Pendolaria di Legambiente del 2024 a causa di ritardi, cancellazioni e sovraffollamento. Per questo è mia intenzione scrivere a Trenitalia Tper e RFI Rete Ferroviaria Italiana per evidenziare una situazione che non è ulteriormente tollerabile».

Rallentamento per il manifatturiero

Il settore manifatturiero sta affrontando un rallentamento, con una flessione della produzione nel secondo trimestre del 2025. Tuttavia, gli ordini esteri mostrano un segnale positivo, evidenziando la capacità delle imprese più grandi di competere a livello internazionale. Le previsioni per il prossimo trimestre rimangono incerte, ma la situazione richiede attenzione e strategie mirate. In flessione del -0,6 per cento dopo la tenuta del primo trimestre, mentre prosegue il trend in discesa a livello regionale (-1,4 per cento ), in atto da tempo. In contrazione più accentuata il settore artigiano (-5,3 per cento). Un segnale positivo proviene degli ordini esteri che segnano un +3,4 per cento trainati dalle imprese più grandi. Le previsioni per il prossimo trimestre restano orientate alla massima prudenza. La dinamica del comparto delle costruzioni si mantiene positiva (+1,8 per cento); il trend favorevole si è riscontrato per il settimo trimestre consecutivo, ma la velocità risulta in ridimensionamento, causato dalla revisione dei bonus e dall’alto costo dei finanziamenti, lasciandosi alle spalle la forte crescita del biennio 2021-2022. Per l’industria delle costruzioni della regione Emilia-Romagna prosegue l’andamento negativo del volume d’affari (-3,5 per cento). In provincia di Ravenna inizia però il declino per l’artigianato dell’edilizia, sospendendo la corsa positiva (-0,3per cento), mentre per le imprese più strutturate (con almeno 10 dipendenti) si registra un aumento nel volume d’affari (+3,3 per cento). Le previsioni relative al valore aggiunto del settore indicano un peggioramento nel 2026, con un calo stimato.

Vendite al dettaglio tengono

Le vendite al dettaglio, nella primavera 2025, hanno mostrato una lieve ripresa in termini nominali (+1,5 per cento); tuttavia, considerando l’andamento dell’inflazione al consumo che ha ripreso a salire con l’inizio dell’anno ed ha avuto un nuovo ritorno di fiamma, il processo inflazionistico è divenuto una componente determinante a sostegno del comportamento del valore delle vendite correnti, tanto da spingerne l’effettiva tendenza in termini reali del venduto. Il segno positivo ha interessato tutte le tipologie merceologiche analizzate, ma si accentuano i diversi comportamenti dei consumatori: il dettaglio organizzato (+2,4 per cento), spinto dalla ricerca della convenienza da parte dei compratori, e la distribuzione alimentare (+2,6 per cento) sono i comparti più performanti ma entra in gioco anche la spinta dei prezzi dei generi alimentari, più colpiti dall’inflazione e che suggerisce si sia avuto un andamento delle vendite in termini reali più modesto. Di contro, l’andamento più rallentato proviene dagli esercizi non alimentari (+1 per cento).

Commercio

Per quanto riguarda il commercio internazionale, i dati di fonte Istat confermano la ripresa dell’export delle imprese ravennati, grazie alla loro capacità di reagire e di riposizionarsi, in attesa dei prossimi contraccolpi per l’effetto dei dazi USA. Per il primo semestre del 2025, hanno infatti messo in evidenza, un ulteriore incremento tendenziale del +4,2 per cento, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, dopo il +4,5 per cento conseguito nel trimestre di apertura d’anno e vari trimestri precedenti di negatività; crescita più intensa al confronto con l’Italia (+2,1 per cento) ed in controtendenza rispetto al calo della regione (-1,4 per cento). Inoltre, in ambito regionale risulta fra i pochi risultati positivi. I contributi positivi maggiori alla crescita tendenziale dell’export provinciale derivano dall’aumento delle vendite di prodotti importanti del “made in Italy”, come ad esempio prodotti agricoli (+32 per cento) ed alimentari (+29,2 per cento). Continua in crescita l’andamento dell’export verso l’Europa ed in particolare verso i Paesi UE, grazie alla ripresa della corsa del commercio verso Germania, Spagna e Francia. Per gli Usa, terzo partner commerciale delle imprese esportatrici ravennati (con quota a 6,7 per cento), nel periodo in esame l’export ha perso ulteriore slancio in termini di variazione percentuale (-26,5 per cento); arrivano negli States prevalentemente macchinari, apparecchiature e prodotti chimici.                                             
A proposito dello slittamento di posizione del mercato statunitense provocato dai recenti dazi, l’Ente camerale ha segnalato che sono state 276 le imprese ravennati che hanno esportato nel 2024 verso gli Stati Uniti per 476 milioni di euro. Considerando una percentuale media di dazi al 15 per cento, potrebbero determinare un calo delle esportazioni ravennati attorno ai 71 milioni di euro, 47 milioni considerando l’elasticità della domanda per ciascun prodotto. Per quanto riguarda invece l’intensità di esportazione su questo mercato, sono 90 le imprese ravennati che esportano più del 50 per cento del proprio export verso il mercato americano, di queste 67 esportano più del 90 per cento. L’export delle 90 imprese vale 150 milioni. Ma l’impatto diventa più significativo se rapportato al fatturato: per 127 imprese esportatrici negli USA il mercato americano vale meno dell’1 per cento del proprio fatturato complessivo (estero e interno). Per 38 vale una quota tra il 10 e il 25 per cento del fatturato, per 17 vale oltre il 25 per cento. Le 38 esportano per 86 milioni, le 17 per 156 milioni.

Turismo in crescita

I dati di fonte regionale relativi al turismo, nei primi otto mesi del 2025, comprendendo anche i numeri dell’alta stagione di luglio e agosto, rispetto all’analogo periodo del 2024, delineano un quadro positivo per Ravenna che è tra le province che crescono di più in Emilia-Romagna: i turisti sono aumentati del 7,8 per cento ed i pernottamenti del 5,1 per cento. Molto significativo l’incremento dei turisti stranieri, l’11,8 per cento ma anche i nostri connazionali hanno tenuto testa, in crescita del +6,8 rispetto nei primi otto mesi del 2024. Buona anche la performance dei pernottamenti: +8,2 per cento per gli stranieri e +4,3 per cento per gli italiani.

Manca personale specializzato

Nei primi sei mesi del 2025, le ore di cassa integrazione sono aumentate del +18,8%, rispetto allo stesso periodo del 2024; l’aumento è stato però determinato solo dalla componente straordinaria. Secondo il sistema Excelsior, persiste un’elevata difficoltà di reperimento di personale per le imprese, segnalata nel 46,6% dei casi, con punte per operai specializzati e tecnici della distribuzione commerciale. Per Prometeia, se l’occupazione quest’anno registrerà un incremento rallentato del +0,9% rispetto al livello del 2024, il tasso di disoccupazione provinciale è previsto in aumento (4,7%, dal 4,1% del 2024), a causa di una crescita delle forze di lavoro superiore a quella degli occupati. A fine settembre dell’anno corrente, la movimentazione anagrafica al Registro delle Imprese fa registrare un saldo positivo; come prima analisi, da gennaio a settembre 2025, le cessazioni non d’ufficio (1.412) sono inferiori alle nuove aperture (1.485): la movimentazione tra iscrizioni e cancellazioni volontarie, nei nove mesi, genera un saldo positivo, anche se  contenuto, pari a +73 unità.  Questo quadro demografico è stato determinato, da una parte, dalle iscrizioni che sono scese a quota 1.485, registrando una flessione rispetto allo stesso periodo del 2024 (-3,9%). Sul fronte opposto anche le cessazioni volontarie sono calate, assestandosi a 1.412 unità ed hanno segnato un  decremento nei confronti del gennaio-settembre del 2024 (-3% la diminuzione in termini relativi).